Dopo settimane di discussione alcuni stati europei hanno sciolto le riserve per inviare i caccia da guerra verso Kiev. Il primo paese a sbloccare gli aerei, a lungo richiesti da Volodymyr Zelensky, è stata la Polonia.

Nella giornata di ieri il presidente polacco, Andrzej Duda, ha annunciato in totale la fornitura di una dozzina di Mig-29, aerei di concezione sovietica già in dotazione all’aeronautica di Kiev.

La Polonia diventerà, così, il primo paese Nato a fornire i propri aerei all’esercito ucraino. «Nei prossimi giorni trasferiremo, se ricordo bene, quattro aerei totalmente operativi», ha detto Duda in conferenza stampa.

Questa mattina, come previsto, anche il governo della Slovacchia, all’unanimità, ha approvato la donazione di alcuni caccia Mig-29 e di un numero non specificato di missili da difesa aerea Kub all’Ucraina. I caccia che trasferirà la Slovacchia potrebbero essere tredici. 

«Dalla parte giusta della storia»

Il primo ministro slovacco, Eduard Heger, ha detto che la donazione verrà sancita da un accordo internazionale, come richiesto dalla costituzione del paese e specificato dal ministero degli Esteri. 

Heger ha detto che, con questa donazione, la Slovacchia ribadisce la sua collocazione «dalla parte giusta della storia». Ha, poi, specificato che i jet avranno esclusiva funzione «difensiva» nel «respingere l’aggressione russa». 

L’aeronautica slovacca aveva, lo scorso settembre, ritirato i Mig dalle operazioni poiché la manutenzione era affidata a tecnici russi, un rischio troppo grande per il governo. 

Il ministro della Difesa, Jaroslav Nad’, ha detto che gli aerei sono ancora in Slovacchia e che verranno presto trasferiti in Ucraina. Così come per la Polonia, che acquisterà aerei americani e sudcoreani, anche la Slovacchia reintegrerà le uscite affidandosi all’industria statunitense. 

La posizione della Danimarca

«È una cosa che stiamo discutendo nel gruppo dei paesi alleati. È un grande desiderio dell’Ucraina», ha detto il premier danese Mette Frederiksen. Più diretto, invece, il ministro della Difesa ad interim Troels Lund Poulsen: «Non escludo che a un certo punto possa essere necessario considerare il contributo di jet da combattimento». L’Aeronautica danese possiede 77 F-16 comprati a partire dagli anni Settanta, di questi solo 30 sono attualmente in funzione e operativi nelle varie missioni militari.

Più cautela, invece, tra Germania e Stati Uniti convinti del fatto che inviare i caccia da guerra rischierebbe di provocare un’ulteriore escalation nel conflitto con Mosca. «Finora tutti hanno concordato che non è il momento di inviare jet da combattimento», ha detto ai giornalisti il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius. «Non ho ancora alcuna conferma da parte della Polonia che ciò sia avvenuto», ha aggiunto.

La Polonia, ancora una volta, si conferma il paese europeo con maggiore intraprendenza riguardo l’invio di armi verso l’Ucraina. Varsavia fu anche la prima a inviare i tank Leopard all’esercito ucraino, nonostante le titubanze della Germania.

Xi Jinping da Putin

Il presidente cinese Xi Jinping sarà in Russia dal 20 al 22 marzo per una visita di stato. «Durante i colloqui, i due discuteranno questioni di attualità relative all'ulteriore sviluppo delle relazioni di partenariato globale e della cooperazione strategica tra Russia e Cina», si legge nel comunicato del Cremlino. «Verranno firmati alcuni importanti documenti bilaterali».

Inevitabilmente si parlerà anche della guerra in Ucraina dopo che Xi Jinping ha reso pubblico il mese scorso il documento di posizionamento cinese sulla questione.

L’attività diplomatica cinese procede a rilento. Nelle ultime ore il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba ha avuto un colloquio con il capo della diplomazia di Pechino Qin Gang al quale ha «sottolineato l’importanza della formula di pace (di Zelenksy ndr.) per porre fine all’aggressione e ripristinare una pace giusta in Ucraina».

Secondo un comunicato del ministero degli Esteri cinese Qin ha detto a Kuleba che la Cina «spera che tutte le parti rimangano calme, razionali e moderate, e che riprendano i colloqui di pace il prima possibile».

La guerra sul campo

Nelle ultime ore l’esercito di Mosca ha bombardato Kostiantynivka e Toretsk nella regione di Donetsk, causando un morto e 8 feriti tra i civili. Ed è sempre nella stessa regione che si combatte ancora intensamente a Bakhmut. 

Denis Pushilin, il leader russo insediato nella Donetsk occupata, ha detto alla Tass di non vedere alcun segnale di un possibile ritiro dell’Ucraina da Bakhmut. «La situazione rimane complicata, non vediamo che ci siano i presupposti perché il nemico si ritiri semplicemente dalle unità».

L’ultimo aggiornamento diffuso dall’intelligence britannica conferma l’avanzata russa nella città fino al fiume Bakhmuta, già registrata negli scorsi giorni. 

Il comunicato, inoltre, afferma che «lungo l’intero fronte, la Russia sta conducendo un’offensiva a un’intensità mai così bassa da gennaio». L’intelligence identifica la progressiva erosione delle risorse stanziate per l'offensiva invernale come la causa dell’inefficacia delle operazioni. 

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