Proteggere i giovani russi dalle influenze occidentali. Nel paese dove la guerra d'invasione è etichettata “operazione speciale” ci si preoccupa di come le nuove generazioni possano elaborare uno stato d'eccezione che rischia di trasformarsi in ingestibile norma. E dunque si decide di operare sul piano delle politiche simboliche, provando a rafforzare la guardiania contro un'influenza dell'Occidente improvvisamente percepita come demoniaca.

È questo il senso di un'operazione di cui ha dato notizia nella giornata di mercoledì l’agenzia di stampa Ria Novosti. Nell’articolo viene anche indicato lo strumento da approntare per raggiungere lo scopo: un adeguamento della legge sulle politiche giovanili licenziata dal parlamento russo e firmata dal presidente Putin a fine dicembre 2020, poi entrata in vigore il 10 gennaio 2021.

A farsi promotrice di questa azione di rimaneggiamento sarà la commissione della Duma (il parlamento russo) per le politiche giovanili, presieduta dal ventottenne Artem Metelev. Classe 1993, in carica dal 19 settembre 2021, Metelev avrà l'incarico di raccogliere e raccordare le indicazioni che, secondo quanto riferito dall'articolo di Ria Novosti, provengono in parte dai cittadini e in parte dalla piattaforma denominata “Russia – Terra delle opportunità”. Le proposte sarebbero 410 e convergono verso obiettivi ben precisi: “Rafforzare i valori tradizionali, ridurre l'influenza dell'Occidente sulla cultura russa e sensibilizzare i giovani sulle opportunità che hanno per loro”.

La legge da cambiare

La legge russa sulle politiche giovanili è frutto di un lungo lavoro di elaborazione e raccordo che trova un punto di svolta il 29 gennaio del 2018. Quel giorno, nella sala riunioni dell’assemblea legislativa, si tiene una tavola rotonda il cui oggetto è il varo di una legge federale sul tema che tiri le fila a livello centrale rispetto alla miriade di testi in vigore nei territori periferici. E proprio questa mancanza di coordinamento centrale viene indicata in quel momento come un deficit da colmare. Serve un intervento centrale, con legge di rango primario.

A partire da questa presa d’atto maturano le condizioni per un primo draft del progetti di legge federale “Sulla gioventù e la politica giovanile statale nella Federazione Russa”. Un articolo pubblicato all’epoca dalla testata Elektrorostov riporta il testo di quel draft, intorno al quale si accende una discussione e vengono raccolte le prime proposte. E guardando quella prima versione spicca subito un dato: l’innalzamento della fascia d’età entro la quale un soggetto possa essere etichettato come “giovane”. Nella versione di gennaio 2019 sono considerati giovani tutti i soggetti compresi fra i 14 e i 30, mentre nella versione definitiva che viene firmata da Putin il 30 dicembre 2020 il limite massimo viene spostato sulla soglia dei 35 anni.

La lettura di quel testo suscita impressioni contrastanti. Nell’articolo 4, dedicato agli obiettivi, accanto agli ovvii scopi che favoriscano li sviluppo e l’autorealizzazione dei giovani, troviamo scopi avanzati come «aumentare il livello di armonia interetnica e interreligiosa fra i giovani» e la «formazione di un sistema di orientamenti morali e semantici che consentano di contrastare l’ideologia dell’estremismo, del nazionalismo, delle manifestazioni di xenofobia, della corruzione, della discriminazione basata sull’appartenenza sociale, religiosa, razziale, nazionale e di altri fenomeni negativi». E infine si fa riferimento a una «cultura delle relazioni familiari» che possa anche contribuire «al miglioramento della situazione demografica nella Federazione russa».

Quest’ultimo aspetto fa intravedere l’impronta dirigista e organicista del provvedimento di legge, che viene ribadita dal comma 6 dell’articolo 5 dedicato ai «Principi della politica giovanile», dove si parla di «partecipazione obbligatoria dei giovani, delle giovani famiglie, delle associazioni pubbliche giovanili alla formazione e all’attuazione delle politiche giovanili». E tutto quanto deve avvenire nel segno di un solco tracciato al punto 1 dell’articolo 6, dove si stabilisce che fra «le principali direzioni per l’attuazione delle politiche giovanili» vi è «educazione alla cittadinanza, al patriottismo, alla continuità delle tradizioni, al rispetto della storia nazionale, delle tradizioni storiche, nazionali e di altro tipo dei popoli della Federazione russa».

Facile immaginare che il lavoro di de-occidentalizzazione verrà condotto da Metelev con l’attuazione dei principi appena riportati. Quanto all’attuazione pratica di questa de-occidentalizzazione, siamo curiosi di vedere. Non ci si potrà certo limitare alla distruzione delle borse griffate Chanel.

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