Human Rights Watch ha accusato il governo etiope di avere causato la morte di almeno 83 civili a causa delle mine usate nel Tigray. Dal 4 novembre, la regione è teatro di uno scontro tra le forze governative e l’esercito dei ribelli locali, il Fronte per la liberazione del Tigray (Tplf). L’accusa di Hrw è solo l’ultima tegola per il premier Abiy Ahmed che aveva annunciato l’inizio del conflitto come una guerra lampo destinata a riaffermare il potere del governo centrale e che si ritrova ora sotto accusa per la gestione di uno scontro militare che sta causando sofferenze sempre più gravi ai civili della regione.

Cosa sta succedendo?

Il conflitto iniziato il 4 novembre non è stata una sorpresa. Da mesi Ahmed e il Tplf erano ai ferri corti. Il partito del Tigray ha governato per vent’anni il paese fino al 2018, anno dell’elezione del premier e non ha mai digerito la volontà del nuovo primo ministro di accentrare i poteri in uno stato federale che conta oltre 80 etnie.

La situazione è precipitata a inizio novembre quando Ahmed ha accusato le forze tigrine di avere attaccato una base militare federale. Nonostante la conquista della capitale della regione, Macallè, gli scontri tra i due eserciti proseguono da ormai oltre quattro mesi offuscando la popolarità del premier etiope sia in patria sia all’estero. Nel 2019, Ahmed si era infatti aggiudicato il premio Nobel per la pace per il suo impegno nel porre fine al conflitto tra Etiopia e Tigray. Ma ora con l’inizio della guerra la comunità internazionale gli ha più volte chiesto di ritornare sui suoi passi. 

L’emergenza dei rifugiati

L’effetto devastante della guerra nel Tigray ha costretto decine di migliaia di persone a rifugiarsi in Sudan. L’Unhcr ha più volte denunciato le violenze commesse ai danni dei rifugiati durante la loro fuga e le difficoltà delle autorità sudanesi nel gestire un flusso migratorio così forte. La situazione è resa ancora più incerta dalle tensioni al confine tra Etiopia e Sudan. L’esercito sudanese ha più volta accusato Addis Abeba di aiutare alcuni guerriglieri nelle loro incursioni nel territorio del paese. 

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