Il successo di Oliver Anthony, sconosciuto cantante della Virginia, è certamente sorprendente: il suo pezzo Rich men north of Richmond, che ha totalizzato 23 milioni di ascolti in streaming, non è particolarmente innovativo.

Si tratta di una ballata di protesta populista contro i potenti dell’economia americana che hanno lasciato «stipendi di merda» a chi vive nelle regioni post-industriali degli Appalachi, che attacca la centralizzazione del potere politico, le tasse troppo alte ma anche «gli obesi sfruttatori del welfare», un messaggio che allude con disprezzo alla minoranza afroamericana.

Un pezzo quindi che ha venature di estrema destra dietro la sua patina apolitica, ma che di sicuro suona bene all’orecchio di un elettorato che un tempo votava in massa i democratici e oggi guarda altrove. Al trumpismo? Senza dubbio, ma non solo. La canzone di Anthony è anche un grido di allarme della crisi di rappresentanza di un mondo di lavoratori che i democratici hanno perso tempo fa. E che nonostante gli sforzi e i proclami sono ben lungi dal riconquistare.

Anche la stessa Virginia, dopo una fase di rinascita democratica, è tornata a votare nel 2021 per il governatore conservatore Glenn Youngkin, per non parlare dei vicini Ohio, Kentucky ma soprattutto West Virginia, stato che un tempo venerava l’eredità di Franklin Delano Roosevelt e del New Deal e oggi ha un solo residuale rappresentante dem a Washington, il senatore Joe Manchin, che peraltro tende a contraddire spesso la Casa Bianca di Joe Biden.

Ovunque ci si giri però, sembra che negli ultimi anni le strutture politiche vicine al Partito democratico stentino ad uscire dalle aree urbane, zone comunque non ricche ma variegate etnicamente. Ci sono anche delle ragioni profonde per questa mancata riconquista delle aree rurali ed ex industriali.

Secondo Alice Evans, professoressa dell’università di Toronto, autrice del saggio in uscita The Great Gender Divergence, una parte di quel mondo maschile non riesce a capacitarsi di aver perso il prestigio di capofamiglia che gli garantiva un buono stipendio, conferendogli nello stesso tempo un certo orgoglio sociale. Anche per quella ragione, quindi, parte degli operai americani guarda con interesse a Donald Trump, per cercare di soddisfare quella che l’autrice chiama «nostalgia patriarcale».

Fin qui ci sono le spiegazioni accademiche. Per tornare a vincere i democratici non soltanto dovrebbero mitigare certe posizioni sui temi sociali più divisivi come i diritti della comunità Lgbt, ma anche mantenere un’infrastruttura politica in grado di portare al voto quante più persone possibile.

Se si va poco più a nord, in Pennsylvania, stato dove i dem hanno recentemente conquistato sia la carica di governatore che un seggio in più al Senato federale, succede proprio il contrario: il nuovo presidente del partito a livello locale, il senatore statale Sharif Street, ha dimezzato quello stesso staff che era riuscito a portare a compimento delle notevoli vittorie politiche in un anno difficile per venire incontro alle «preoccupazioni» dei grandi finanziatori, che non vorrebbero mantenere una struttura partitica così mastodontica.

Nello stato però il voto delle sole grandi città non è sufficiente a vincere nel 2024. E non è una preoccupazione mal fondata, se si ripensa alla vittoria a sorpresa di Donald Trump alle presidenziali del 2016. Anche in questo caso c’è un altro elemento: Street è figlio di John Street, storico sindaco dem di Philadelphia dal 2000 al 2008, che pone quindi maggiore attenzione alle grandi città.

Perdendo per strada quell’elettorato dalle idee socialmente non molto progressiste ma che potrebbe ritrovarsi nella proposta economica dei democratici, che ha da tempo abbandonate le idee clintoniane di creazione di grandi aree di libero scambio in favore di un rientro delle produzioni industriali intermedie finora demandate a paesi terzi. C’è molto lavoro da fare per riconquistare alla causa progressista quell’elettorato che ascolta la canzone di Anthony.

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