Il capo dell'intelligente militare israeliana, Aharon Haliva, ha rassegnato le dimissioni a causa del fallimento dell'esercito israeliano nel prevenire l'attacco di Hamas nel sud del paese il 7 ottobre. Haliva aveva già dichiarato che si sarebbe dimesso al termine della guerra, ma resterà in carica fino alla nomina di un sostituto. Il generale aveva già definito l'attacco del 7 ottobre «un fallimento dell'intelligence militare». Nella sua lettera di dimissioni, Haliva, ha descritto l'attacco di Hamas come un «giorno nero che porto sempre con me».

A dicembre, un rapporto del New York Times affermava che Israele aveva ottenuto il piano di attacco di Hamas con più di un anno di anticipo. Secondo il rapporto i funzionari israeliani avevano considerato il piano come ambizioso e lo avevano ritenuto troppo complesso da realizzare per il gruppo islamista. Un grave errore di valutazione. Anche altri organi di informazione, tra cui il quotidiano israeliano Haaretz, hanno confermato la ricostruzione del Nyt.

In seguito alle dimissioni di Aharon Haliva, il leader dell'opposizione Yair Lapid su X ha commentato il passo indietro del generale: «Insieme all’autorità arrivano le responsabilità. Le dimissioni del capo dell'intelligence sono giustificate e onorevoli. Sarebbe appropriato che anche il primo ministro Benjamin Netanyahu facesse lo stesso», ha scritto.

Mancano le prove

Secondo quanto riporta il Guardian, Israele deve ancora fornire prove a sostegno delle sue affermazioni secondo cui i dipendenti dell'agenzia umanitaria delle Nazioni unite (Unrwa) sono membri di organizzazioni terroristiche. A confermarlo è un'analisi indipendente guidata dall'ex ministro degli Esteri francese Catherine Colonna. Il rapporto Colonna, commissionato dalle Nazioni unite sulla scia delle accuse israeliane, ha rilevato che l’Unrwa aveva regolarmente fornito a Israele elenchi dei suoi dipendenti da sottoporre a controllo, e che «il governo israeliano non ha informato l’Unrwa di alcuna preoccupazione relativa a qualsiasi membro del personale dell’Unrwa sulla base di questi elenchi del personale dal 2011». Le accuse di Israele hanno però provocato gravi sofferenze con il taglio dei finanziamenti di numerosi stati all’Agenzia Onu, che era il maggior canale di finanziamento degli aiuti umanitari diretti ai palestinesi a Gaza e in Cisgiordania.

Il giallo sulle sanzioni

Secondo due funzionari Usa sentiti dall'Associated Press, Washington potrebbe annunciare a breve le sanzioni contro l'unità militare Netzah Yehuda israeliana accusata di violazioni dei diritti umani nei confronti dei palestinesi in Cisgiordania. Il battaglione, di base nella Cisgiordania, e alcuni suoi membri sono stati accusati di abusi nei confronti dei civili palestinesi. 

Il Times of Israel ha invece citato un alto funzionario americano il quale ha detto: «Non stiamo e non stiamo prendendo in considerazione l’idea di sanzionare le unità dell’Idf» ma, ha aggiunto, «alcune unità non sarebbero idonee a ricevere l'assistenza di sicurezza americana fino a quando le violazioni non saranno risolte». Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha espresso solidarietà ai soldati del battaglione affermando che «se succede qualcosa, ce ne occupiamo noi, nessuno ci farà la morale».

Scoperte altre tre fosse comuni

Settantatré corpi in altre tre fosse comuni sono stati trovati nel cortile dell’ospedale Nasser a Khan Younis. La macabra scoperta delle ultime ore è stata riportata dall’inviato a Gaza di Al Jazeera, Hani Mahmood. Queste tre fosse comuni si aggiungono a quella scoperta domenica e situata sempre nel cortile dell’ospedale dove i corpi recuperati nella fossa sarebbero 210. Il dipartimento di difesa civile palestinese ha recuperato i corpi di donne, bambini e giovani uomini scomparsi da due mesi, da quando è avvenuto il primo raid israeliano nell’ospedale.

Dopo 170 giorni quattro panifici nel nord di Gaza hanno riaperto. Lo rende noto il programma alimentare mondiale (Pam-Wfp) dell’Onu, sottolineando, in un post su X, che sono stati distribuiti carburante e farina di frumento. Il sindacato dei fornai di Gaza ha affermato che prima dell’inizio del conflitto operavano 140 panifici nell’area, una delle principali fonti di cibo nella Striscia per la popolazione colpita dalla fame e ora a rischio carestia.

Attacchi contro basi Usa in Siria

Almeno cinque razzi sono stati lanciati dalla città irachena di Zummar, a nord-ovest di Mosul nella provincia di Nineveh, verso una base militare americana nel nord-est della Siria. Gli attacchi sono stati lanciati dalle milizie irachene sciite vicine a Hezbollah dopo una lunga pausa iniziata nel mese di febbraio. Proprio ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è stato in visita in Iraq a oltre 13 anni di distanza dalla sua ultima volta. Nel suo viaggio ha incontrato il primo ministro Mohamed Chia al-Soudani e il presidente Abdel Latif Rachid. Erdogan ha programmato anche una visita a Erbil, capitale del Kurdistan autonomo nel nord dell’Iraq, zona ricca di petrolio esportato via oleodotto turco fino al Mediterraneo. Il presidente turco ha detto che la diplomazia internazionale sta facendo di tutto per evitare di spargere altro sangue a Gaza. Ma secondo il Wall Street Journal, l’Idf sta per lanciare la sua offensiva su Rafah e durerà sei settimane.

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