Nell’istante in cui i missili russi vengono avvistati dai radar Nato e ucraini, i telefoni di mezza Kiev impazziscono. Martedì pomeriggio, in una pasticceria a pochi passi dall’Accademia Mohyla, l’università più antica di Kiev, l’arrivo di un nuovo attacco viene segnalato da una dozzina di telefoni che suonano insieme l’allarme aereo. Milioni di ucraini hanno scaricato Air alarm, l’app che segnala l’arrivo di un attacco aereo russo. «L’eccessiva sicurezza è la tua debolezza», compare sui display insieme ad un invito a raggiungere il rifugio antiaereo più vicino.

Anche se la raccomandazione è di trovare riparo entro dieci minuti dall’allarme, nel locale che serve dolci di Leopoli, nessuno si muove. Con gesti meccanici, i clienti metto a tacere la suoneria e tornano a mangiar i loro syrniki, i tipici dolci slavi al formaggio, diffusi dalla Lituania al Mar Caspio. A oltre un anno dall’inizio dell’invasione e a sei mesi dall’inizio della campagna di bombardamenti aerei, la maggior parte degli abitanti di Kiev ormai non fa più caso agli allarmi.

La barriera nel cielo

Mentre le ambasciate straniere lanciavano allarmi per il timore di un attacco russo in concidenza con la parata del 9 maggio, in città era difficile vedere segnali di preoccupazioni. I ristoranti sono aperti e i locali pieni. Non è soltanto la forza dell’abitudine e il desiderio di continuare una vita normale nonostante le difficoltà del conflitto a spingere gli ucraini a reagire con quella che sembra sconsiderata noncuranza. Perfezionata in sei mesi di combattimenti, la difesa aerea della capitale è diventata una barriera quasi insormontabile per i proiettili russi, una coperta fatta di missili e cannoni che fa dormire agli abitanti sonni, quasi, tranquilli.

Nella notte tra l’8 e il 9 maggio, gli allarmi di tutta la città sono suonati poco dopo le 4 di mattina quando i radar hanno avvistato il lancio di 25 missili da crociera Kalibr, almeno 15 dei quali erano diretti contro la capitale. L’attacco era abbastanza massiccio da spingere Serhii Popko, capo dell’amministrazione della città, a far suonare le sirene d’allarme del sistema d’allerta cittadino. Ma nel giro di un’ora, 23 dei 25 missili sono stati intercettati e distrutti, causando danni minimi e nessun ferito.

La notte precedente, era stato il turno di un’ondata di 35 droni suicidi di fabbricazione iraniana. Il cielo è stato solcato per un’ora dalle scie dei proiettili traccianti e punteggiato dai bagliori improvvisi delle esplosioni quando i droni venivano colpiti. Nessuno dei droni è riuscito a colpire il bersaglio, sostiene Popko, ma i detriti di un drone abbattuto hanno ferito quattro persone in un condominio del centro città.

Una macchina oliata

Sembra passata un’intera generazione di progressi tecnologici dallo scorso ottobre, quando all’arrivo dei primi droni suicidi russi poliziotti e militari ucraini cercavano di abbatterli sparando in aria con i loro kalashnikov. I danni più gravi, i russi sono riusciti a causarli in quel periodo, quando la città è stata avvolta in periodici blackout e decine di persone sono rimaste uccise o ferite.

Oggi le difese aeree ucraine, e quella della capitale in particolare, sono un macchinario ben oliato, messo alla prova e perfezionato scontrandosi con quanto di meglio l’aviazione russa riesce a lanciargli contro. La battaglia aerea ha ormai assunto una dimensione rituale. Inizia spesso in piena notte, quando i radar a lungo raggio degli alleati dell’Ucraina individuano i bombardieri russi in avvicinamento.

I loro piloti non vogliono rischiare di affrontare direttamente le difese aeree ucraine, così lanciano i loro missili da considerevole distanza, a volte addirittura dalla regione del Mar Caspio. Questo dà agli ucraini tempo prezioso per calcolare la rotta dei missili, preparare le difese e avvertire la popolazione.

La difesa aerea vera e propria è costitutia da tre strati sovrapposti che devono cooperare gli uni con gli altri per essere efficaci: missili a lungo raggio, come gli S-300 di fabbricazione russa, missili a medio raggio, come i Buk e i Tor, sempre di origine russa, e infine le armi da “corpo a corpo”: mitragliatrici, cannoni e missili portatili che ingaggiano i bersagli a un paio di chilometri di distanza. In genere inutili contro i missili più veloci, ma più che sufficienti a fermare i droni.

AP

Scorte agli sgoccioli

«Le difese aeree ucraine sono un network formato soprattutto da armamenti di origine russa o sovietica, come qualche aggiunta di armamenti occidentali», ha spiegato Sidharth Kaushal, ricercatore del think tank britannico Rusi.

Gli europei hanno fornito qualche esemplare di sistemi a medio raggio, come il Samp-T italo-francese. Gli americani hanno inviato alcuni Patriot a lungo raggio. Basata sulla dottrina della superiorità aerea, l’alleanza però non ha mai investito molto in missili, concentrandosi invece sulla sua aviazione tecnologicamente avanzata.

Questo significa che mentre gli ucraini esauriscono le loro scorte di missili sovietici, gli alleati non hanno  molto da offrirgli in cambio. Secondo una stima contenuto nei leak del Pentagono comparsi su internet negli ultimi mesi, gli ucraini avrebbero dovuto terminare le loro riserve di missili lo scorso 2 maggio. Mentre una nuova notte scende sulla capitale è inevitabile chiedersi se questa sarà la volta che lo scudo che protegge la città sarà finalmente spezzato.

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