Il dipartimento di Giustizia statunitense e 16 stati hanno intentato una causa contro Apple per aver violato le norme antitrust. Apple è accusata di limitare la concorrenza e danneggiare le piccole imprese del settore e i consumatori, relativamente alla gestione dell’app store: secondo il governo Usa la società che produce iPhone ha impedito ad altre aziende di offrire applicazioni che possano competere con Apple. 

L’azione è stata depositata al tribunale del New Jersey, al termine di un’indagine durata cinque anni. Sotto accusa, una serie di pratiche che, secondo il governo, sono state usate per rafforzare il proprio dominio. «Per anni, Apple ha risposto a qualsiasi minaccia sul piano competitivo con regole e restrizioni contrattuali, che hanno permesso all’azienda di imporre prezzi più alti ai consumatori e tariffe più elevate ai creatori e agli sviluppatori», ha affermato in una nota Jonathan Kanter, assistente del procuratore generale Usa con delega all’antitrust. E ha aggiunto che la causa mira a evitare che Apple applichi «la stessa strategia illegale in altri mercati strategici».

L’azione legale prende di mira il prodotto di punta dell’azienda, l’iPhone, sostenendo il monopolio di Apple sugli smartphone. Gli iPhone sono stati comprati da più di un miliardo di persone e, scrive il New York Times, attraverso il controllo serrato dell’esperienza dell’utente Apple ha creato quello che i critici chiamano «un campo di gioco impari», in cui concede l’accesso a funzioni fondamentali solo ai propri prodotti e servizi, negando la possibilità alle concorrenti.  

Nello specifico, il dipartimento di Giustizia accusa l’azienda di aver bloccato intenzionalmente diverse applicazioni in grado di fornire molteplici servizi: ha limitato l’accesso al chip di pagamento a società finanziarie e ai tracker Bluetooth l’accesso alla funzione di localizzazione, oltre al fatto che risulta più facile collegare i prodotti Apple all’iPhone, rispetto a quelli di altri marchi. 

Inoltre, la società è accusata di aver approvato misure anticoncorrenziali per aver costretto i consumatori ad acquistare nuovi modelli degli smartphone, alla luce dell’incompatibilità tra i prodotti Apple e quelli delle altre aziende, soprattutto per quanto riguarda la messaggistica. Secondo il governo, esiste infatti un divario tra lo scambio di messaggi tra utenti di iPhone e verso chi detiene uno smartphone con un altro sistema operativo, come quelli che usano Android. 

La replica

L’azienda ha risposto smentendo le accuse, sostenendo che la procedura intentata dal dipartimento di Giustizia «mette a rischio la nostra stessa essenza e i principi che fanno spiccare i nostri prodotti in mercati altamente competitivi», ha scritto in una nota, aggiungendo che se la causa avrà successo, potrebbe minare l’abilità di Apple «di creare la tecnologia che i consumatori si aspettano da un’azienda come la nostra, e creerebbe anche un pericoloso precedente: il governo, infatti, avrebbe una influenza diretta nel plasmare le tecnologie di cui usufruiscono i cittadini». 

Per l’azienda la limitazione a sviluppatori esterni rende i suoi dispositivi più sicuri rispetto ad altri smartphone, ma per i produttori di altri marchi Apple usa il suo potere per schiacciare la concorrenza.

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