Per ora Stephanie Turco Williams, la diplomatica americana vicerappresentante della missione Onu in Libia, ha vinto: è riuscita a portare a termine la delicata e complessa operazione di unificazione e nomina del nuovo governo libico mediante un sistema consensuale che porti il paese alle elezioni.

Si è infatti concluso positivamente il Forum libico di Ginevra organizzato sotto l’egida delle Nazioni unite. È stato scelto come futuro premier l’imprenditore misuratino Abdel-Hameed Dbeibah, e nominato un nuovo Consiglio presidenziale di tre membri con a capo l’ex ambasciatore in Grecia Mohammed Younis Mnefi.

Le trattative

Tale risultato non era scontato e ha avuto bisogno di varie tappe. Tutto è iniziato con il fallimento dell’offensiva contro Tripoli del generale Khalifa Haftar scatenata nell’aprile del 2019.

Quando è stato evidente che non ce l’avrebbe fatta, l’Onu ha ricominciato studiare una soluzione politica.

Mentre Haftar sconfitto si ritirava e usciva di scena, Williams otteneva di far parlare le due parti (Tripoli e Bengasi) in vista della ripresa del processo di pace. A Tripoli nel contempo l’appoggio militare turco veniva pagato con la fuoriuscita di Fayez al Serraj (che era divenuto premier dopo l’accordo Onu di Skirat del 2015) e l’avvento dell’astro nascente tripolino: il nuovo ministro dell’Interno Fathi Bashagha, amico di Recep Tayyip Erdogan e membro dei fratelli musulmani. Mentre Misurata sembrava perdere peso, Bashagha accettava di incontrarsi con il presidente dell’assemblea di Tobruch, Aqila Saleh, che dal canto suo aveva sostituito un ormai declinante Haftar.

Le due parti si sono viste con Williams varie volte fino alla finalizzazione di un processo per andare alle elezioni generali e riunificare il governo.

Alla fine di una serrata trattativa le parti hanno accettato un complesso sistema di nomina del governo.

Risultato sorprendente

Il sistema di votazione era focalizzato nei primi due turni sui candidati e, in caso di stallo, su una terza tornata questa volta basata sulle liste, cioè su coalizioni e alleanze di candidati. Come ampiamente previsto i primi due turni hanno visto oltre 30 candidati competere per il posto di primo ministro senza che nessuno potesse ottenere la maggioranza richiesta.

Al terzo turno le forze di Bashagha (cioè l’attuale governo di Tripoli), e quelle di Aquila Saleh (cioè chi detiene il potere in Cirenaica), si sono coalizzate insieme ma, contro ogni pronostico, sono state battute dalle altre, quasi tutte provenienti dalla società civile.

Un risultato sorprendente che ha ribaltato le aspettative e messo fuori gioco quelle forze straniere che hanno dettato legge fino a ora in Libia.

La società civile libica ha rifiutato tali ingerenze e rigettato la pax turco-egiziana. La lista dell’imprenditore indipendente Dbeibah ha preso 39 voti contro i 34 di Bashagha. Immediatamente il generale Haftar, estromesso sia dai negoziati che dal Forum, ha dichiarato di sostenere la nomina e di volerla difendere: un’ulteriore mossa a sorpresa del vecchio generale che riesce così a tornare in gioco. Il candidato perdente, Bashagha, ha accettato il risultato del voto.

Resta ora da vedere se le milizie delle due parti saranno in grado di accogliere tali decisioni in un paese diviso e militarizzato. Molto dipenderà dai loro padrini, cioè Turchia, Egitto, Emirati e Russia. Il governo provvisorio di Dbeibah dovrebbe ottenere la fiducia entro 20 giorni.

In ogni caso la questione più delicata è cosa accadrà a Tripoli dove tutti i ministeri, la Banca centrale e le principali istituzioni sono sotto il controllo dei miliziani e delle migliaia di mercenari loro alleati.

Il tutto in vista delle prossime elezioni che il nuovo governo provvisorio dovrebbe preparare per il 24 dicembre 2021.

Italia e Francia potrebbero cogliere l’occasione per tornare in gioco supportando insieme questa nuova leadership e mediando con le altre potenze.

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