Il gelido show di Putin: «Kiev non cede sui territori. L’Occidente? Più rispetto»

La Russia ha già fatto grandi e dolorosi compromessi per raggiungere la pace in Ucraina, ora tocca al «regime» di Kiev e ai suoi alleati europei fare altrettanto. Così il presidente russo, Vladimir Putin, ha riassunto la situazione dei negoziati per la pace in Ucraina, durante la tradizionale “Linea diretta”, la conferenza stampa fiume di fine anno. Pazienza se i «compromessi» di cui parla Putin sono la rinuncia a pezzi di Ucraina che le truppe russe non hanno mai occupato o da cui sono state respinte. La “Linea diretta” ieri è durata per quattro ore, una prova di forza per lo zar e quasi una smentita delle voci che vedrebbero il presidente russo vittima di qualche grave condizione. Putin ha risposto a domande sulla guerra e sulla vita di tutti i giorni provenienti dai giornalisti in sala, ma anche da cittadini comuni. E alcune di quelle a cui non ha risposto sono passate in sovraimpressione durante la maratona. Alcune riguardavano problemi generali, «Quando torneremo ad avere una buona connessione a internet?», oppure più locali. Altre invece avevano un tono quasi filosofico: «Dove si trova l’anima di Stalin?» Putin: «Non trattiamo con i maiali europei». Negoziati fermi, nessun incontro a Mosca A carte coperte Nonostante le domande incalzanti, il presidente russo le sue condizioni per fare pace in Ucraina si è guardato bene dal precisarle. Ha preferito restare sul vago, accennando ai suoi precedenti discorsi e poi alle «difficili decisioni» e ai «compromessi accettati» lo scorso agosto, al vertice di Anchorage con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Quali, esattamente, non lo ha detto, ma sembra chiaro che il leader russo non si è spostato da quanto ha offerto negli ultimi mesi: «rinuncia» all’occupazione completa delle regioni ucraine di Kherson e Zaporizhia in cambio del ritiro degli ucraini dall’area del Donbass che continuano a difendere. Di contorno, qualche scambio con i territori che la Russia occupa a Kharkiv, Sumy e Dnipro. A differenza del solito, Putin ieri è sembrato più ottimista e ha detto di intravedere «alcuni segnali» di una nuova volontà di trattare da parte di Kiev. Altra offerta insolita, Putin ha aperto alla possibilità di un cessate il fuoco per consentire elezioni in Ucraina, sospendendo «gli attacchi in profondità per consentire il voto». A questo però ha aggiunto che ai 5-10 milioni di cittadini ucraini che vivono in Russia dovrà essere consentito di votare. Sui negoziati, ha proseguito, «la palla è interamente nel campo dei nostri avversari occidentali», lasciando intendere però che se non si sbrigheranno a decidere di risolvere la questione ci penserà l’esercito russo, che in Ucraina ammonterebbe ormai a 700mila soldati. «Il nemico – infatti – si sta ritirando in tutte le direzioni», sostiene Putin. In sovrappiù, lo zar promette che «non ci saranno più guerre, se la Russia sarà trattata con rispetto». A una domanda sulla città di Kupyansk, di cui aveva annunciato la conquista due settimane prima che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si riprendesse all’ingresso della città dopo un contrattacco ucraino, Putin si è limitato a commentare che il leader ucraino «è un ottimo attore». Il presidente russo, come sempre impegnato nel suo corteggiamento alla Casa Bianca, ha speso invece parole di apprezzamento e di ammirazione per il «sincero sforzo per la pace» del presidente Trump. Gli ha fatto eco dall’Egitto il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. Il «dialogo» tra Russia e Stati Uniti «non ha bisogno dell’aiuto dell’Europa» poiché i due paesi stanno lavorando proficuamente al miglioramento delle loro relazioni. Trattative a Miami La conferenza di Putin fa da sfondo ai nuovi incontri diplomatici in corso a Miami, dove l’inviato americano Steve Witkoff ha accolto la delegazione negoziale ucraina, accompagnata dai consiglieri di sicurezza europei di Germania, Francia e Regno Unito, e ha poi incontrato l’inviato russo, Kirill Dimitriev. Formalmente, l’incontro ha lo scopo di aggiornare Mosca sulla proposta di pace discussa in questi mesi, il cui numero di “punti” ora dovrebbe essere sceso da ventinove a venti. E per questo il Cremlino avrebbe inviato un negoziatore considerato di basso rango come Dimitriev. Visto che il piano non prevede il ritiro ucraino dal Donbass, un punto che Kiev non intende accettare al momento, l’incontro sarà con ogni probabilità breve. Ma la presenza di delegati ucraini e russi nello stesso luogo per un incontro a porte chiuse che dovrebbe svolgersi senza troppi clamori mantiene vive le speranze che qualche progresso potrebbe essere raggiunto.