L’editore americano Random House non ripubblicherà il saggio di Norman Mailer The White Negro, del 1957, in una raccolta di scritti politici prevista per il 2023, nel centenario della nascita dello scrittore americano che ha rivoluzionato molte cose, incluso il giornalismo.

La vicenda è stata raccontata da Michael Wolff, grande esperto di cose di mondo, sul sito The Ankler, ed è stata confermata dal figlio maggiore di Mailer, il regista e produttore Michael, e dalla casa editrice, la quale però ci ha tenuto a precisare che anche se il lavoro di selezione e cura dei testi era ampiamente avviato, nessun contratto era stato firmato, quindi non si tratta tecnicamente di una cancellazione. Semplicemente un titolo che non era mai apparso nel catalogo continuerà a non apparire. 

Tralasciamo per un attimo il fatto che il saggio su psichedelia, droga, emarginazione, sessualità, razza e altre materie maileriane è stato notoriamente discusso da James Baldwin, lo scrittore afroamericano più importante della sua generazione, in un controsaggio pubblicato su Esquire la cui principale critica è che Mailer ha scritto pezzi  migliori, non che è razzista.

Tralasciamo anche che Mailer per tutta la vita ha cercato di suscitare polemiche nei modi più bizzarri, all’occorrenza anche prendendo a pugni Gore Vidal e dando una coltellata alla moglie, e dunque è ironico che sia la vittima postuma della forma contemporanea più usata per mettere a tacere e far parlare, cioè l’eliminazione per contratto dal consesso dei pubblicabili.

Tralasciamo anche i trigger warning nelle università, Huckleberry Finn emendato, i classici offensivi, Phlip Roth dannato, Woody Allen bannato, la Terf impenitente J.K. Rowling, il canone patriarcale ed eteronormativo inventato da quel cis, vecchio (nel frattempo morto, ma la sua cifra sarà sempre la vecchiaia) e perfino sospetto molestatore di Harold Bloom e l’infinita casistica della sanificazione letteraria dai pregiudizi di ogni tipo.

Ecco, tralasciando tutto questo, rimane un fatto interessante in questa vicenda. Random House ha deciso di non ripubblicare The White Negro in seguito alle rimostranze di quello che viene definito solo come un “redattore junior”, che potrebbe essere un tirocinante o un membro dello staff editoriale giovane e assunto da poco. 

Un caso di scuola

L’editore ha aggiunto anche che importanti personalità come Roxane Gay, scrittrice e polemista femminista, erano contrarie all’operazione, ma Wolff, sentendo puzza di ufficio stampa, ha chiamato Gay per sapere se era vero, e lei gli ha risposto che non ha letto, non sa e non vuole sapere nulla di Mailer, perciò non può avere invocato la sua cancellazione. 

Rimane dunque il redattore junior, il vero protagonista di questa storia. Lui, lei o they è l’anonimo rappresentante del potere spropositato della generazione Z nell’industria culturale. Il redattore junior è una figura temutissima nelle redazioni dei giornali e nelle case editrici americane (e non solo).

Di norma lamenta trattamenti economici ingiusti o comunque molto al di sotto delle sue qualità, si presenta come vittima di gerarchie inscalfibili e di rapporti di potere tutti a suo svantaggio, ma basta una sua lamentela per qualche offesa per cambiare le decisioni prese dai superiori, per modificare la linea aziendale o far licenziare qualche collega.

Quello di The White Negro è un caso di scuola. I vertici dell’azienda avevano già preso la decisione di ripubblicare il saggio, avevano assoldato il biografo di Mailer per selezionare i testi, avevano ipotizzato la data di uscita, avevano insomma già fatto tutto quello che un’azienda fa normalmente per sfornare prodotti e fare profitti, ma non avevano tenuto conto del redattore junior.

Il redattore junior, scrive Wolff, è la figura che «spaventa le persone il cui lavoro è sempre di più evitare le obiezioni» e così gli editori si trovano a lavorare alle pubblicazioni pregando non che qualcuno le compri, ma che nessuno obietti.

Hachette ha prodotto e pubblicato in gran segreto l’autobiografia di Woody Allen, sperando che nessuno sollevasse il problema, cosa che invece ha puntualmente fatto Ronan Farrow, inducendo l’editore a ritirare il libro.

Il ricatto delle aziende

Giornalisti come Bari Weiss e Andrew Sullivan sono stati cacciati dai giornali per cui lavoravano (New York Times e New York Magazine) non per una legittima decisione dei vertici, ma per le lamentele dei redattori junior, che trovavano offensivi e inaccettabili i loro argomenti.

Di fronte all’assalto dei giovani colleghi scandalizzati, i capi, la cui funzione primaria è diventata la gestione della sensibilità degli offesi, hanno dovuto accettare la logica del redattore junior per evitare eventuali guai peggiori, ad esempio il boicottaggio degli inserzionisti, aziende che a loro volta vivono sotto il ricatto della generazione Z, quella che esercita il potere mentre proclama di non averne nessuno. 

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