- Da settimane le testate locali narrano Qatar 2022 come la migliore edizione di sempre dei mondiali, invidiata dal resto del mondo e utile per far fare un salto di maturità all’intero mondo arabo.
- Si tratta di una bolla narrativa la cui utilità sfugge. Non c’è un’opinione pubblica interna da persuadere né una platea di utenti stranieri cui rappresentare la realtà per ciò che non è. Il tutto si risolve in uno psicodramma mediatico.
- In questo contesto si inserisce la rabbiosa conferenza spanta di Infantino, arricchita dal sorprendente coming out del suo portavoce Bryan Swanson. Un colpo di teatro che ha aggravato lo squallore della scena anziché migliorarne l’immagine.
Come se la parte più difficile dei mondiali di calcio più contestati arrivasse adesso. E consistesse in un’opera di auto-convincimento, nello sforzo di persuadere sé stessi che la scelta di essere Qatar 2022 sia cosa buona e giusta, dopo aver provato per 12 anni a persuadere il resto del mondo che di Qatar 2022 ci si può fidare. Leggendo via web le testate giornalistiche qatariote si scopre uno psicodramma tutto comunicativo, che rischia di costare uno sforzo logorante molto più di quelli com



