Nel 1945, quando i medici hanno avuto a disposizione i primi antibiotici, la mortalità per malattie infettive in Italia, come nel resto di Europa, si era già ridotta di oltre cinque volte rispetto a cinquant’anni prima (da 847 a 150 morti  per centomila abitanti).

La ragione di questo eccezionale miglioramento, che ha resistito a due guerre mondiali salvo una battuta di arresto dovuta alla “Spagnola” del 1918,  non va dunque cercata nell’avanzamento della medicina.

La cura miracolosa delle infezioni è stata causata invece dalla  crescita economica che ha portato con sé fognature, migliori condizioni abitative, maggiore attenzione all’igiene personale, un’alimentazione più ricca ed adeguata anche per le fasce più povere della popolazione.

Rudolf Virchow, grande patologo e antropologo tedesco della seconda metà dell’Ottocento esprimeva questo concetto come meglio non si potrebbe scrivendo: «La medicina è una scienza sociale, e la politica non è che medicina su larga scala».

Un appello alla ricerca 

Non deve dunque sorprendere che nei giorni scorsi JAMA, la prestigiosa rivista dell’ American Medical Association, abbia sollecitato i ricercatori di tutto il mondo a produrre studi sulla salute e le elezioni presidenziali del 2024 (JAMA Network Call for Papers on Health and the 2024 US Election).

L’elenco degli argomenti proposti da JAMA è lungo e solo in pochi casi limitato alla realtà americana. Spazia dai costi della sanità alle diseguaglianze di cura legate a etnia, religione, genere; dall’aborto alla rideterminazione dei diritti per le persone Lgbtq+; dalle migrazioni ai cambiamenti climatici, alla diffusione delle armi da fuoco.
Non vengono dimenticati il Covid, la guerra in Ucraina, il problema dei rifugiati, la siccità e le carestie nel Corno d’Africa. Ognuno di questi punti ha evidenti ricadute sulla sopravvivenza di intere popolazioni e sulla salute fisica e mentale delle persone, ma la medicina può offrire solo una parte delle risposte.

È inevitabile che scienza e politica siano chiamate a collaborare come mai prima d’ora  per approntare efficaci strategie di intervento sui  complessi  temi sanitari con cui l’umanità dovrà confrontarsi nei prossimi decenni.

Quello che il comitato editoriale della rivista chiede agli scienziati non sono editoriali di commento sui problemi del mondo odierno, ma studi empirici rigorosi che possano servire di riferimento alle piattaforme programmatiche dei candidati alla presidenza Usa ed essere discussi nei dibattiti pubblici. 

La richiesta è quella di andare oltre le analisi che documentano lo status quo e l’entità dei problemi che devono essere risolti,  producendo invece, per quanto possibile, ricerche che riportino i risultati di strategie di intervento in termini di efficacia, di rischio e di costi.

Un approccio pragmatico

Il dibattito tra Trump e Biden nel 2020 (foto AP)

Riportare la ricerca scientifica al centro del dibattito politico americano ha un significato pragmatico di cui a nessuno sfugge l’importanza. Per affrontare i problemi bisogna disporre di strumenti di intervento la cui efficacia non può essere proclamata a priori, ma deve essere verificata sperimentalmente e adattata progressivamente alla ricerca delle soluzioni migliori.

Cosa sta cambiando per la salute delle donne negli stati che hanno introdotto leggi fortemente restrittive sull’aborto? Quali miglioramenti ambientali e di salute sono stati documentati nei paesi (come la Norvegia) dove oltre il 50 per cento delle nuove immatricolazioni riguardano auto elettriche? Quali investimenti pubblici in ambito sanitario garantiscono il miglior ritorno in termini di salute e di benessere per la popolazione? Si potrebbe proseguire a lungo, ma il messaggio è chiaro e affronta di petto la deriva negazionista e antiscientifica che caratterizza molti dei dibattiti su questi temi. 

La sfida che Jama lancia a medici e ricercatori è quella di valutare la ricaduta che i programmi dei politici avranno sulla salute con  gli strumenti metodologici che sono abituati ad usare per decidere quali siano i farmaci o le strategie preventive migliori per combattere le malattie.

La speranza è che, oltre al mondo della medicina, anche Donald Trump e Joe Biden sapranno raccogliere questa sfida. Inutile dire che anche i dibattiti sulla sanità pubblica italiana, fortemente ideologizzati, avrebbero  tanto da guadagnare da provocazioni di questo genere.

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