«Non ci sono muri che alla fine non crollano». Con queste parole riferite alla caduta del muro di Berlino, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si è rivolto ieri al Bundestag tedesco, al culmine della sua visita in Germania. Discorso disertato dalla destra radicale di Afd, reduce dall’ottimo risultato alle elezioni europee. Poche ore prima, accompagnato da una delegazione di ministri, funzionari ed esperti, Zelensky aveva partecipato alla terza conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, prima tappa di una settimana chiave per la diplomazia del paese in guerra da oltre due anni.

Missili e soldi

Il tema dell’energia è stato al centro dell’incontro. Zelensky ha chiesto aiuto agli alleati per ricostruire e proteggere la rete elettrica del paese, devastata dall’aviazione russa che ha messo fuori gioco circa metà della capacità ucraina di produrre energia, lasciando il paese in balia di imprevedibile blackout mesi prima dell’arrivo del picco dei consumi, previsto per questo inverno. 

L’Ucraina ha bisogno non soltanto di nuovi generatori e altri apparecchiature tecniche per le sue centrali, ma anche dei missili necessari a proteggerle da nuovi attacchi. Sul primo punto, gli esperti sono divisi su quanto si potrà fare prima dell’arrivo del freddo. La scorsa settimana, un funzionario ucraino ha detto al Financial Times che la popolazione deve prepararsi a un periodo difficile.

Sul rafforzamento delle difese, invece, c’è qualche passo avanti. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha promesso l’invio di una terza batteria di missili antiaerei Patriot, di fabbricazione americana, di un altro sistema Iris-T e di nuovi veicoli antiaerei Gepard. Dal canto suo, l’Italia, tramite il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito il suo impegno a inviare nel paese una batteria di missili antiaerei Samp-T e ha annunciato l’invio di 150 milioni di euro per la ricostruzione.

Dopo Berlino, Zelensky è atteso in Puglia dove parteciperà alla riunione del G7 presieduta dalla presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Il tema al centro della riunione saranno i profitti dei circa 250 miliardi di euro di asset russi, in gran parte di proprietà della banca centrale di Mosca, congelati in Europa e Stati Uniti.

Dopo mesi di discussioni, la decisione politica è stata presa: i profitti, stimati in circa 3 miliardi di euro l’anno, saranno consegnati all’Ucraina affinché li investa nella sua spesa per la difesa. Ieri, alla conferenza di Berlino, la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, ha detto che i primi 1,5 miliardi di euro arriveranno entro il mese prossimo.

Alla riunione in Puglia, questo piano sarà allargato anche ai membri non europei del G7 e saranno chiariti gli ultimi dettagli tecnici. A quanto sembra, i profitti degli asset russi saranno utilizzati come garanzia per raccogliere sui mercati prestiti pari a 50 miliardi di euro con cui finanziare la spesa militare ucraina.

La conferenza di pace

Ultimo passaggio di questa settimana diplomatica è anche il più atteso: si tratta della conferenza di pace di Lucerna, in Svizzera, dove Zelensky si recherà sabato e che durerà tutto il fine settimana. Parteciperanno i delegati di oltre 90 paesi e organizzazioni internazionali. Ma con alcuni attori importanti che mancano all’appello. Non ci sarà la Russia, ma nemmeno la Cina, delusione particolarmente forte per Zelensky. Mancherà anche il presidente americano Joe Biden, impegnato in una raccolta fondi a Hollywood. Sarà sostituito dalla vice, Kamala Harris. E sono ancora in forse i delegati di India, Brasile e Sudafrica. 

Per Zelensky si tratta di un evento chiave per il futuro del conflitto. Durante la riunione spera di ottenere l’assenso dei partecipanti ad un piano di pace sulla base del quale iniziare negoziati diplomatici con la Russia. La sua speranza è che avendo alle spalle una vasta coalizione di paese, e non soltanto gli alleati Nato, la Russia sarà costretta a venire a patti con almeno parte delle richieste. Ma senza Cina, India, Sudafrica e Brasile, i paesi principali tra quelli che mantengono una neutralità più o meno vicina alla Russia, è un obiettivo difficile.

Non solo, la conferenza rischia di rivoltarglisi contro, alienandogli quei settori dell’opinione pubblica ucraina che non accettano alcuna ipotesi di negoziato con la Russia. Il giornale online Ukrainska Pravda, che ha potuto vedere una bozza della dichiarazione che dovrebbe essere sottoscritta dai partecipanti alla conferenza, ha scritto che il documento si distacca molto dall’originale piano di pace in dieci punti proposto da Zelensky, che includeva il completo ritiro delle truppe russe dai territori occupati. Questo nuovo documento, invece, somiglierebbe di più a un riconoscimento della sconfitta ucraina.

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