È il quarto rinvio del voto del Consiglio di sicurezza Onu sulla risoluzione su Gaza: è atteso per oggi, dopo che ieri sera gli Stati Uniti avevano assicurato che Washington era pronto «a sostenere la bozza così com’era scritta». Ma per alcuni paesi il testo sarebbe troppo annacquato in tema di aiuti umanitari alla Striscia di Gaza e per questo hanno chiesto più tempo, per la consultazione dei loro governi.

È stata una settimana di intensi negoziati tra Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti ed Egitto e ne è risultata una bozza modificata rispetto al testo originale: è stata eliminata la richiesta di sospensione delle ostilità, sostituita con quella di creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle violenze e «passi urgenti» per consentire l’accesso umanitario senza ostacoli.

L’altro punto critico era in tema di aiuti umanitari: la risoluzione chiedeva che la competenza dell’ispezione degli aiuti spettasse alle Nazioni Unite, per accelerare il processo e garantire più acqua, cibo e beni di prima necessità ai palestinesi. Ma per gli Usa Israele dovrebbe essere coinvolto nei controlli dei cargo. 

«Non vi dirò come voterò», ha detto l’ambasciatrice statunitense, Linda Thomas Greenfield, aggiungendo che se il testo venisse presentato senza ulteriori modifiche è un testo che «possiamo sostenere», ha affermato all’Onu. 

La situazione umanitaria

Continuano i bombardamenti israeliani sulla Striscia. Nell’offensiva israeliana, a partire dal 7 ottobre, sono morte circa 20mila persone a Gaza, secondo le autorità sanitarie gestite da Hamas, in maggioranza donne e bambini. 390 negli attacchi israeliani delle ultime 48 ore. Sono invece oltre 53mila i feriti.

Il 60 per cento della popolazione, in base a quanto affermato da funzionari delle Nazioni Unite, è sull’orlo della fame e nei prossimi sei mesi il rischio di carestia è molto elevato.

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