Friedrich Merz ha un problema. La sua Cdu dopo la pausa estiva dovrà fare i conti con una stagione impegnativa, nonostante l’Unione Cdu/Csu guidi i sondaggi delle ultime settimane. Con i risultati deludenti dell’economia tedesca negli ultimi tempi, rischia infatti di prendere ancora più quota l’opposizione radicale di Alternative für Deutschland, che ha appena concluso la sua convention a puntate. Sembra che nulla possa interrompere il trend positivo della destra estrema, nonostante presidenza federale, maggioranza e opinione pubblica si interpellino sull’origine del consenso e su come ricondurlo nell’alveo della costituzionalità.

Come se non bastasse, Merz ha appena ricevuto una coltellata politica dall’eterno amico e rivale Markus Söder, capo della Csu, il partito gemello della Cdu in Baviera. Söder - che non ha mai esitato a condannare i tentativi di avvicinamento di Markus Weber a Giorgia Meloni e ha una linea conservatrice credibile da difendere senza scadere nei temi di AfD come ha fatto Merz - ha proposto di rimandare la discussione interna tra Cdu e Csu sulla scelta del candidato cancelliere all’autunno dell’anno prossimo. Tradotto: tutto quello che succederà in quest’anno, costellato di elezioni regionali e comunali in cui AfD rischia di portare a casa parecchi successi, cadrà in capo a Merz. Che dopo il suo scivolone sulla potenziale collaborazione con gli estremisti sul piano comunale già naviga in cattive acque.

Il governatore bavarese continua a sostenere che il suo posto è a Monaco, ma dalla sua ultima intervista traspare una certa malizia politica. Per lui, che nel 2021 aveva già sfidato Armin Laschet, il candidato alla cancelleria della Cdu, i prossimi mesi non portano particolari problemi: va incontro a un’elezione regionale scontata, in cui l’unica variabile è soltanto se la Csu prenderà più o meno del 40 per cento. La sua fortuna è una posizione estremamente comoda, dalla quale con una mano può fare opposizione alla coalizione Semaforo e con l’altra può mantenere la distanza da quello che succede ai cristianodemocratici berlinesi.

Comprese le manovre disperate del partito per uscire dalla tenaglia in cui si trova. A Berlino i vertici devono decidere se collocarsi al centro con una linea merkeliana che lascerebbe parecchio spazio libero a destra. Ma l’altra opzione, inseguire AfD sui suoi temi caratterizzanti adottando il linguaggio di un partito storico come la Cdu a quello dell’estrema destra, non è difendibile di fronte all’elettorato tedesco. Il patto non scritto che vige dal dopoguerra, infatti, a destra della Unione prevede soltanto la Brandmauer, il cordone sanitario contro neonazisti e AfD. E poi, alla fine, gli elettori preferiscono sempre l’originale.

Le mire di AfD

AfD, tra l’altro, ha appena chiuso anche il suo programma elettorale per le elezioni europee. Per i commentatori tedeschi, paradossalmente, la montagna ha partorito il topolino: in confronto ai duri proclami che si sono sentiti dal palco della convention, il programma appare piuttosto moderato. Un risultato che si può leggere come un successo dell’ala borghese del partito, che è riuscita a tener fuori dal documento espressioni care al Flügel di Björn Höcke come “élite globaliste" oppure "agenda arcobaleno", oltre a una decisa ambizione a lasciare la Nato.

Ma seppure parzialmente limitati dal programma, i candidati che correranno per AfD sono tutt’altro che raccomandabili. I 35 eletti (le donne sono soltanto quattro), hanno in comune un tono che assomiglia alle posizioni estremiste di Höcke e dimostra come AfD abbia ormai scelto la sua linea: dopo aver spostato il terreno della discussione dei conservatori tedeschi a destra, gli estremisti fanno quello che sanno fare meglio, spingere ancora di più sui temi che li caratterizzano. Insomma, o la va o la spacca.

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