L'Appello dei genitori di Indi Gregory per impedire il distacco delle macchine che la tengono in vita è stato rifiutato e i macchinari che la tengono in vita dovrebbero essere staccati lunedì. La neonata di 8 mesi è affetta da una malattia mitocondriale degenerativa incurabile. L’Italia le aveva concesso in via urgente la cittadinanza perché venisse operata a Roma.

Il giudice mercoledì aveva deciso di autorizzare per giovedì il distacco dai supporti vitali come stabilito dall’ospedale, ma il console italiano a Manchester, Matteo Corradini, ha presentato a poche ore dalla sospensione della cura la richiesta perché venga spostata la giurisdizione dalla Gran Bretagna all’Italia.

La richiesta di Meloni

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni intanto ha scritto urgentemente al lord cancelliere e segretario di stato per la giustizia del Regno Unito, chiedendo ai due paesi di collaborare ufficialmente per facilitare il trasferimento di Indi a Roma «ai sensi della Convenzione dell'Aja».

Meloni ha parlato di «trattamenti sperimentali» che sarebbero attività all’ospedale Bambino Gesù, garantendo «la completa assenza di dolore» per la bambina.

Il supporto

In Gran Bretagna il caso è seguito dall’associazione cattolica Christian Concern, in Italia dall’ex leghista e avvocato Simone Pillon e dal portavoce di Pro Vita, Jacopo Coghe. Oltre a supportare la famiglia passo passo, hanno fatto sapere che l’intenzione è di trasportare la bimba in Italia affinché venga affidata alle cure dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Il padre di Indi ha riferito che palazzo Chigi ha comunicato con il ministero della Giustizia britannico.

Il presidente della Fraternità Comunione e Liberazione Davide Prosperi ha espresso vicinanza alla piccola Indi Gregory, ai suoi genitori e ha sostenuto «le loro richieste anche alla luce della disponibilità dell'ospedale Bambino Gesù di Roma ad accoglierla e dell'impegno del Governo italiano a prendersi carico del loro trasferimento».

Per Prosperi «è giusto spendersi in ogni modo possibile per accompagnare chi soffre, con quell'amore e quella cura che ogni persona, nel suo grande mistero, merita».

Il giudice Robert Peel, che ha accolto le tesi dei medici, nella sentenza di mercoledì ha confermato che continuare a tenere in vita la bambina con la ventilazione meccanica e l’alimentazione artificiale per via nasale sarebbe un accanimento terapeutico che la farebbe soltanto soffrire.

© Riproduzione riservata