Mercoledì è stato raggiunto l’accordo tra il premier Benjamin Netanyahu e il leader del partito centrista Benny Gantz: per fronteggiare la crisi, Israele avrà un governo di emergenza nazionale. Secondo l’agenzia Ansa, nell’esecutivo ci sarà anche l’ex capo di stato maggiore Gadi Eisenkot e l’ex ministro della giustizia Gideon Saar. Eisenkot, Gantz, Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il ministro degli Affari strategici Ron Dermer comporranno una “cabina di comando” per la guerra.

La Cnn ha spiegato che il governo opererà solo in riferimento a quanto riguarda il conflitto: la riforma giudiziaria che è stata oggetto di controversie nelle ultime settimane quindi non proseguirà finché il governo di emergenza sarà in carica.

Al momento, non sembra che i leader di opposizione Yair Lapid e Yesh Atid facciano parte di questo governo.

La situazione a Gaza

Gaza è ancora sotto assedio: l’unica centrale elettrica ha finito il carburante e l’area è ora senza elettricità. Israele ha tagliato da giorni ogni rifornimento di cibo, acqua e, appunto, carburante: come scrive la Bbc, circa l’80 per cento della popolazione di Gaza viveva di aiuti umanitari da prima della guerra. L’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unwra) ha scritto in un report per circa 112mila famiglie non ricevono le loro razioni di cibo da sabato, dopo la chiusura dei centri di distribuzione della stessa agenzia Onu. 

Il numero delle persone uccise in questi giorni di conflitto continua ad aumentare: i morti israeliani sono almeno 1.200 «in gran parte civili», fa sapere un portavoce dell’Idf, mentre il ministro della Salute palestinese ha annunciato l’uccisione di 1.105 palestinesi, tra cui 290 bambini. L’Unwra nel suo report segnala anche la morte di 17 palestinesi in Cisgiordania.

Dall’inizio dei raid su Gaza, sono nove i membri dello staff dell’agenzia Onu che sono rimasti uccisi: «I civili dovrebbero essere protetti secondo le leggi della guerra», si legge in un post su X, vecchio Twitter.

È stata nel frattempo smentita da Hamas la notizia dei quaranta bambini uccisi e decapitati durante l’attacco ai kibbutz. Un comunicato delle brigate al Qassam riferisce che «Affermiamo categoricamente la falsità delle accuse promosse da alcuni media occidentali». Era stata la tv israeliana i24 News a raccontare della visita dei media nel kibbutz e della scoperta dei cadaveri di bambini e neonati. Un portavoce dell’esercito israeliano ha dichiarato all’agenzia di stampa turca Anadou: «Abbiamo visto le notizie, ma non abbiamo dettagli o conferme in proposito».

Gli ostaggi

Rimane alta la preoccupazione per le persone tenute in ostaggio da Hamas e dagli altri gruppi di combattenti. Si stima i prigionieri possano essere tra i 100 e i 150. Il direttore regionale della Croce rossa internazionale per il Medio oriente, Fabrizio Carboni, ha detto all’Associated press che l’organizzazione è in contatto con Hamas e Israele e sta cercando di ottenere l’accesso ai prigionieri. «Abbiamo anche chiesto che i civili catturati abbiano l’opportunità di contattare i famigliari», ha aggiunto.

Secondo fonti di al Arabiya, «l’Egitto ha ricevuto da Hamas l’impegno a non maltrattare gli ostaggi stranieri e con doppia nazionalità».

Il portavoce dell’esercito Daniel Hagari ha detto anche che Israele è in contatto con le famiglie di 60 delle persone rapite e ha segnalato che è stato allestito un centralino per i parenti degli ostaggi.

Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani a sua volta è al lavoro per rintracciare una coppia italo-israeliana, che non risponde da sabato alle chiamate del figlio. Nelle ultime ore, ha annunciato che non si hanno notizie di un terzo cittadino italo-israeliano, Nir Forti.

La reazione di Israele

Durante la giornata Tel Aviv è stata bombardata a più riprese, così come l’aeroporto Ben Gurion. Un razzo avrebbe colpito un ospedale di Ashkelon, la cittadina costiera che è stata bombardata anche ieri, dopo un ultimatum di Hamas che avvisava gli abitanti di evacuare il territorio. Un portavoce della struttura ha detto che non ci sono state vittime, come riferisce Ansa.

L’Idf, le forze di difesa israeliane, ha annunciato mercoledì di aver colpito l’Università islamica di Gaza. Secondo l’esercito, l’università veniva usata come campo di addestramento di Hamas, e anche per sviluppare e produrre armi. Nella stessa giornata, un’unità di artiglieria ha bombardato un’area lungo il confine con Gaza.

Nelle azioni delle ultime ore sono stati centrati 450 obiettivi di Hamas, tra cui i moli di Khan Yunis e Gaza. L’Idf su X, vecchio Twitter, parla anche del sistema di rilevamento aereo di Hamas, che sarebbe stato distrutto.

La famiglia di Mohammed Deif, il capo dell’ala militare di Hamas nonché l’uomo dietro l’attacco di sabato, è stata uccisa in un attacco a Khan Younis, ma non si conosce la sorte dello stesso Deif. L’ha confermato un funzionario di Hamas all’Associated press.

Nuove immagini dei raid sulla Striscia di Gaza diffuse dall'esercito

Quanto a una possibile invasione via terra della Striscia di Gaza, il segretario alla Difesa americano Lloyd J. Austin III durante la conferenza stampa a margine della riunione Nato a Bruxelles ha detto: «Lasciamo che sia Israele a comunicare le proprie intenzioni e i suoi prossimi passi», come ha riportato Sky tg24. «L’attenzione del nostro governo al momento è supportare le forze armate israeliane con ciò di cui hanno bisogno e fare in modo che arrivi lì al più presto».

Il confine libanese

Mentre Hamas e la jihad islamica annunciano nuovi lanci di razzi, le forze di difesa israeliane sono impegnate nelle operazioni anche al confine nord, quello con il Libano. Hezbollah ha rivendicato il lancio di un missile anticarro contro una postazione militare israeliana, Israele ha risposto con un nuovo attacco. L’agenzia libanese Nna parla di tre civili feriti nel villaggio di Marwahin.

Un inviato della tv di Hezbollah ha detto che nessun drone o deltaplano è entrato in Israele dal confine con il sud del Libano: «È possibile siano penetrati dal Golan siriano».

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha sottolineato l’importanza di «evitare l’allargamento del conflitto»: «Sono preoccupato per il recente scontro a fuoco lungo la Linea Blu e per gli attacchi segnalati dal Libano del sud. Faccio appello a tutte le parti e a coloro che hanno influenza su di loro affinché evitino ulteriori escalation», ha detto, come riportato da Sky tg24. Ha chiesto anche la liberazione di tutti gli ostaggi.

I corridoi umanitari

Gli Stati Uniti hanno iniziato a discutere con Israele ed Egitto della creazione di un corridoio umanitario per i residenti della Striscia di Gaza. L’ha detto Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

«Non entrerò nei dettagli», ha spiegato Sullivan, «ma è qualcosa su cui siamo concentrati e su cui stiamo lavorando». Sullivan ha aggiunto che i colloqui saranno affidati ai canali diplomatici: «Quando avremo altro da offrire al riguardo, sarò sicuro che lo faremo» ha detto. Il presidente americano Joe Biden ha assicurato sostegno a qualsiasi mossa intenda implementare Tel Aviv: oggi il suo segretario di Stato Antony Blinken sarà in Israele. Nelle scorse ore è arrivato anche il primo cargo carico di rifornimenti americani. 

L’Egitto per parte sua ha chiesto una tregua per gli aiuti umanitari. Per la rete al Arabiya il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi «ha sottolineato l’importanza di fermare gli spargimenti di sangue, proteggere i civili e impedire che vengano presi di mira».


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