Vertice I2U2, sigla che cela i quattro paesi coinvolti: Israele, India, Usa e Uae, cioè gli Emirati Arabi Uniti. L’iniziativa è israeliana, generata dal forum con lo stesso nome che Yair Lapid, neo-premier israeliano, aveva creato al tempo del suo passaggio al ministero degli esteri.

L’idea è di lavorare assieme mettendo in comune idee e tecnologie per affrontare le sfide globali più urgenti, come la sicurezza alimentare e sanitaria, la lotta ai cambiamenti climatici e la transizione energetica. C’è anche un impegno in settori come lo spazio e i trasporti.

Una dichiarazione rilasciata prima della riunione (organizzata a distanza in occasione della visita di Joe Biden in Israele, seduto accanto a Lapid) prevede possibili investimenti congiunti, mobilitazione di capitali e competenze privati allo scopo di  «modernizzare le infrastrutture, promuovere percorsi di sviluppo a basse emissioni di carbonio per le nostre industrie, migliorare la salute pubblica e l'accesso ai vaccini, far progredire la connettività fisica tra i paesi della regione del Medio Oriente, creare insieme nuove soluzioni per il trattamento dei rifiuti, esplorare opportunità di finanziamento comune e collegare le nostre startup agli investimenti».

L’idea è mettere assieme paesi molto diversi ma con i medesimi bisogni. Si tratta di un’ambizione win win, come ha dichiarato il primo ministro israeliano: «Vogliamo cambiare il mondo in meglio ma anche creando vantaggi per i nostri paesi, per le nostre imprese, per il nostro settore scientifico…nessun singolo paese, non importa quanto grande o ricco, può affrontare tali sfide da solo».

Dopo gli accordi di Abramo – eminentemente difensivi, che hanno ridisegnato lo scenario strategico in Medio Oriente - Lapid sta ora provando a costruire una nuova architettura di cooperazione multilaterale basata soprattutto sugli scambi di tecnologia. Oltre alla storica alleanza con Washington, Israele può vantare solidi legami con l'India (buone le relazioni tra l’ex premier Benjamin Netanyahu e il primo ministro indiano Narendra Modi) di cui è il principale partner per le attrezzature e le tecnologie di sicurezza mentre sta aumentando rapidamente in altri settori.

Gli accordi con Abu Dhabi

I recenti accordi con Abu Dhabi vanno nella stessa direzione. Per cominciare il vertice I2U2 ha dato l’avvio a vari programmi bilaterali e multilaterali nei settori della sicurezza alimentare e dell'energia pulita, impegnandosi ad identificarne e sostenerne altri -particolarmente innovativi - nei prossimi anni. Una delle decisioni prese durante la conferenza è stata quella di creare un “corridoio alimentare” tra l'India e gli Emirati per combattere l'insicurezza alimentare a causa dell’attuale crisi globale del grano e dei fertilizzanti indotta dalla guerra in Ucraina.

Le tecnologie israeliane saranno utilizzate per offrire soluzioni di approvvigionamento alimentare con un finanziamento stimato di 2 miliardi di dollari. Un’altra decisione è stata il lancio di un programma di energia pulita da 300 milioni di dollari, sempre in India, con l'obiettivo di raggiungere 500 megawatt di energia solare ed eolica entro il 2030. Anche questo progetto dipenderà dalle tecnologie israeliane ed emiratine.

Tra Mediterraneo e Asia, gli Emirati si confermano così con un ruolo di hub tecnologico e finanziario. L’aspetto interessante dello I2U2 è la scelta di alleanze ad architettura variabile fondata su interessi pragmatici e saltando tutti gli steccati storico-politici.

Non si tratta di mettere assieme paesi like-minded, come si dice, che hanno cioè in comune ideologia, cultura, universo religioso, principi democratici, spazio geografico o altro. Si tratta invece di connettere paesi totalmente diversi ma con interessi contingenti e realistici. Con il lancio dell’I2U2 Israele propone una nuova metodologia di relazioni internazionali basata sia sul nuovo clima che si è creato in Medio Oriente, che sul primato tecnologico israeliano, acquisito in questi decenni e internazionalmente riconosciuto.

Il modello coinvolge anche il settore privato – come piace agli Stati Uniti - e attira verso Occidente alcune potenze (grandi e medie) di per sé stesse lontane dalla sua visione politico-culturale. È il caso dell’India ma anche degli Emirati che aumentano così la loro influenza.

Non si tratta di costruire relazioni più strette basandosi sul multilateralismo onusiano o nemmeno su un’alleanza di stampo classico, ma di un tentativo ibrido che ben si adatta ai tempi senza chiedere ai protagonisti di condividere valori. 

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