Non solo il conflitto ucraino. Dalla collocazione internazionale ai rapporti con i paesi confinanti fino alle questioni legate a gas e petrolio, la politica estera del nostro paese è diventata decisiva. In venti pagine, gli approfondimenti inediti firmati da Fabrizio Coticchia, Giovanni Castellaneta, Sorina Cristina Soare e tanti altri – e le mappe a cura di Bernardo Mannucci, Luca Mazzali e Daniele Dapiaggi (faseduestudio/Appears) – analizzano tutti i fronti dell’Italia nel contesto geopolitico globale presente e futuro. 

Cosa c’è nel nuovo numero

Il ricercatore Fabrizio Coticchia fa luce sugli orizzonti della politica estera italiana. Se dopo l’invasione russa il contributo militare di Roma verso l’Europa orientale è aumentato notevolmente, non è in realtà cambiata la priorità della nostra difesa e sicurezza nazionale: il Mediterraneo allargato.

Il diplomatico Giovanni Castellaneta esamina a seguire il ruolo di Mario Draghi nella crisi: davanti alla debolezza di un Macron “dimezzato” dopo le recenti elezioni parlamentari in Francia, e alla leadership ancora “immatura” di Scholz in Germania, Draghi può in questa fase delicata imprimere una direzione all’Ue, mantenendo lo sguardo anche oltre la crisi ucraina.

(AP Photo/Susan Walsh)

Il ricercatore Matteo Marconi analizza poi tutte le tensioni che corrono nei rapporti territoriali tra Francia e Italia: i grandi progetti infrastrutturali e la governance multilivello comunitaria hanno prodotto delle forme innovative di territorialità condivisa che si sono intrecciate con le vecchie formule della sovranità, di cui la Torino-Lione è un caso emblematico. Ma nazionalismi e polemiche sui media sottopongono i negoziati tra i due paesi a continui stress politici.

I ricercatori Elena Tosti Di Stefano e Leonardo Palma rimangono sul tema delle relazioni tra Roma e Parigi guardando più a sud: è infatti nel bacino mediterraneo che si consuma l’incessante dialettica di cooperazione e competizione tra Francia e Italia. Negli ultimi anni, condizioni esterne e interessi assimilabili – quale, ad esempio, l’improcrastinabile armonizzazione delle politiche di controterrorismo – hanno reso possibile una convergenza, che resta però molto fragile.

Lo storico economico Giovanni Farese segnala il graduale passaggio in corso dalla “guerra economica” delle sanzioni dei primi cento giorni alla “economia di guerra” caratterizzata dalle restrizioni energetiche di Putin. Per affrontare il prossimo inverno, l’Europa deve riuscire a dotarsi di un piano economico di lungo periodo, basato su un’alleanza tra politica fiscale e monetaria.

A seguire, il politologo Francesco Strazzari offre la sua riflessione sui problemi tra la teoria delle relazioni internazionali e il dibattito pubblico sulla guerra in Italia: dopo l’invasione russa dell’Ucraina, diverse narrazioni hanno attraversato lo spazio di discussione sul conflitto; un diffuso anti intellettualismo ha indotto a trascurare una serie di problemi teorici, che non sono però eludibili.

La ricercatrice Sorina Cristina Soare affronta poi la questione della tentazione illiberale che minaccia le democrazie occidentali: dall’assalto di Capitol Hill all’Ungheria di Viktor Orbán, anche nei contesti che ne sembravano immuni fino a poco tempo fa, si è infatti recentemente assistito alla diffusione di pratiche illiberali. Proprio l’apertura alla tolleranza e al compromesso – tipica delle democrazie liberali – è ritenuto il germe distruttivo delle comunità tradizionali.

Il ricercatore Andrea Cassani continua sullo stesso tema, evidenziando come, tra il 2012 e il 2021, il numero di paesi democratici che sono diventati autoritari è stato nettamente superiore al numero di paesi autoritari che sono diventati democratici. Ma di fronte all’interrogativo se stiamo davvero assistendo alla ritirata della democrazia e al ritorno dell’autocrazia su scala globale, Cassani sostiene che le democrazie più consolidate hanno in realtà finora mostrato gli anticorpi necessari a contrastare l’autoritarismo.

A seguire, viene presentata l’introduzione di Mattia Ferraresi, caporedattore di Domani, al primo libro di Scenari, disponibile dal 30 giugno in libreria e online, e presto anche in edicola. All’interno del libro, i saggi delle firme di Scenari discutono sull’impatto della guerra avviata da Mosca sugli equilibri globali.

Infine, gli analisti dello European council on foreign relations presentano i dati di un sondaggio condotto a maggio dall’istituto per rilevare se, mentre la guerra si avvicina al quinto mese, l’unità dell’Europa sia ancora salda o se la stessa inizi a essere incrinata da divisioni tra i paesi europei e al loro interno.

Secondo i risultati, dopo una risposta iniziale compatta e risoluta, i cittadini europei appaiono oggi divisi in due principali fazioni: i sostenitori della “pace” vogliono la pace subito, anche al costo di concessioni ucraine alla Russia; quelli per la giustizia sostengono che solo una chiara sconfitta della Russia possa portare la pace. Questa divisione è palpabile all’interno dei paesi, e tra i paesi e i partiti politici stessi. 

Trasformandosi in una lunga guerra di logoramento, il conflitto in Ucraina rischia di diventare la linea di demarcazione chiave in Europa. E a meno che i leader politici non gestiscano con attenzione questa differenza di punti di vista, la straordinaria unità dell’Europa potrebbe essere compromessa.

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