A meno di un mese dalla visita del presidente del Consiglio Mario Draghi a Tripoli, la ministra degli Esteri libica, Najla el-Mangoush, è venuta a Roma per parlare di affari e trattative. 

Al centro delle sue visite alla Farnesina e al Viminale non soltanto il tema immigrazione ma, come riporta il quotidiano La Stampa, si è parlato anche dell’impegno italiano nel processo di ricostruzione del paese.

Gli affari

Nello specifico sono tre i campi d’azione in cui sembra che l’Italia interverrà in Libia: la ricostruzione dell’aeroporto internazionale di Tripoli, più volte obiettivo delle milizie protagoniste della guerra civile, il rilancio dei lavori per l’autostrada che dalla Cirenaica porta alla Tunisia e infine la riapertura del consolato italiano a Bengasi. Quest’ultimo è un forte gesto simbolico dopo l’attentato che nel 2013, avvenuto proprio nella città capoluogo della Cirenaica ed epicentro delle proteste che portarono alla caduta del regime di Gheddafi, ha colpito il console italiano Guido De Sanctis uscito miracolosamente illeso.

Come riporta La Stampa, il consorzio italiano Aeneas è il primo affidatario della ricostruzione dell’aeroporto internazionale di Tripoli e inizierà a breve i lavori. Invece, l’Enav (la società che gestisce il traffico aereo civile in Italia) ha concluso sia accordi per il ripristino della Torre di controllo di Tripoli-Maitiga sia per la formazione dei controlli di volo e del personale dell’assistenza metereologica. 

Al centro del rilancio della Cirenaica c’è anche la realizzazione dell’autostrada costiera lunga duemila chilometri. Un progetto ambizioso che dalla città portuale di Tobruch arriverà al confine egiziano e per il quale a breve partiranno i lavori per il lotto numero uno. Infine, a dimostrazione dell’impegno preso dall’Italia nella ricostruzione della Libia sarà aperto anche un nuovo consolato onorario nella città di Sebha, presente nella grande regione centrale del Fezzan dove ci sono importanti giacimenti e stabilimenti dell’Eni.

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