Da giorni il Kazakistan è finito al centro del dibattito pubblico dopo le rivolte contro il caro del gas e le politiche del governo che hanno portato a decine di morti.

Lo scontro con l’apparato poliziesco kazako rischia di arrivare in breve tempo a un punto di non ritorno dopo che il presidente Toqaev ha ordinato di sparare a vista ai manifestanti, definiti come «terroristi locali e stranieri». In suo supporto è arrivato anche il presidente russo e stretto alleato, Vladimir Putin, che ha inviato circa 2.500 soldati nel paese.

Ma che stato è il Kazakistan? Che tipo di economia ha? E dove si colloca nello scacchiere geopolitico?

Breve storia della leadership politica

Il Kazakistan, fa parte dei cosiddetti “Stan states” dell’ex Unione Sovietica, i paesi dell’Asia centrale come Turkemenistan, Kirghizistan, Uzbeistan e Tagikistan. Nello specifico, era la seconda repubblica socialista più grande, e ottenne l’indipendenza da Mosca il 16 dicembre 1991.

Come molti altri ex paesi dell’Urss, il Kazakistan è governato degli eredi della vecchia leadership sovietica locale. Il paese è stato dominato per circa 30 anni del presidente Nursultan Nazarbayev, ultimo leader sovietico del paese. Nazarbayev ha lasciato l’incarico nel 2019, ma secondo molti esercita ancora una profonda influenza nel paese.

Dopo l’indipendenza, il percorso di transizione politica ha portato alla firma di una nuova costituzione nel 1993. Nello stesso anno il paese si è trovato a gestire l’arsenale nucleare sovietico smantellato e consegnato poi alla Russia dopo la firma del Trattato di non proliferazione nucleare.

A fine anni Novanta è stata depenalizzata l’omosessualità e il paese ha cambiato capitale che da Almaty (epicentro delle manifestazioni scoppiate a inizio gennaio) è diventata Astana. Ma al centro delle proteste di questi giorni ci è finito anche l’81enne Nazarbayev la cui statua è stata abbattuta dai manifestanti, che hanno criticato il suo governo autoritario e personalistico. Non è un caso se, con un decreto presidenziale, nel 2019 la capitale Astana è stata rinominata Nursultan, proprio in suo onore.

Alla guida del paese gli è succeduto il suo fedelissimo Toqaevv, esponente del partito Nur Otan fondato da Nazarbayev, accusato di brogli elettorali da parte dell’Osce per le elezioni del 2005. Prima di diventare presidente della Repubblica del Kazakistan, Toqaev ha ricoperto diversi ruoli politici: è stato primo ministro, presidente del senato e anche ministro degli Esteri del paese.

Attualmente, il partito Nur Otan, da sempre vicino alla Russia, detiene 76 dei 98 seggi del parlamento kazako, risultato del dominio politico incontrastato nel paese.

Geografia

Il Kazakistan è definito da molti una miniera d’oro. Ha un territorio esteso quanto l’intera Europa Occidentale ed è pieno di risorse minerarie e di idrocarburi. Confina con Cina, Russia, Kirghizistan, Uzbekistan e Turkmenistan e conta una popolazione di circa 19 milioni di abitanti. Il paese è anche caratterizzato da un melting pot non indifferente, visto che vi vivono cittadini rappresentanti di oltre 100 nazionalità.

I due principali gruppi etnici sono i kazaki e i russi, seguiti dagli uzbeki, gli ucraini e gli uiguri (la minoranza turcofona cinese).

Secondo l’ultimo censimento del 2020, la maggioranza della popolazione è di religione musulmana sunnita (poco più del 70 per cento), mentre circa il 24 per cento della popolazione è cristiana ortodossa.

Economia

Gas, petrolio, uranio e altri minerali sono il vero motore dell’economica nazionale. Giacimenti di petrolio si trovano a Qarashyghanaq, Zhangaözen, Tengiz e nel Mar Caspio. Nel 2020 il paese ha attiratto investimenti per 161 miliardi di dollari dalle multinazionali dell’energia come Eni, Chevron, Shell e General Electric. 

Il paese, a oggi, dipende dall’esportazione dei prodotti petroliferi ma ha iniziato, ancora senza successo, a diversificare la propria economia investendo in altri settori. Negli ultimi anni il Kazakistan ha attirato anche investimenti cinesi nel settore delle infrastrutture e dell’edilizia. 

Ma le proteste possono avere una ricaduta non indifferente nell’economia del paese, già messa in crisi come nel resto del mondo da parte del Covid-19. Stando ai dati dello scorso 5 gennaio la moneta nazionale (tenge kazako) ha subito un crollo rispetto al dollaro statunitense.

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