Detenuto in isolamento sull’isola prigione di İmralı dal 1999, il fondatore ha lanciato un appello diretto ai membri del partito sollecitando un congresso, la deposizione delle armi e lo scioglimento
Dopo anni di silenzio, Abdullah Öcalan lancia un messaggio storico. Il fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), detenuto in isolamento sull’isola-prigione di İmralı dal 1999, ha lanciato un appello destinato a lasciare un segno indelebile nella storia della lotta curda e delle relazioni tra i curdi e il governo turco.
«Chiedo al Pkk di tenere un congresso, deporre le armi e sciogliersi». Poche parole, lette da Pervin Buldan, esponente di spicco del Partito per l’Uguaglianza e la Democrazia dei Popoli (Dem), che hanno risuonato come un terremoto nel panorama politico turco.
Un appello diretto ai membri di quell’organizzazione che lui stesso aveva fondato nel 1978, con l’obiettivo di ottenere diritti e autonomia per il popolo curdo attraverso la lotta armata. La dichiarazione di Öcalan è stata rilasciata nel contesto di quello che è stato definito il nuovo processo di pace tra il Partito dei lavoratori del Kurdistan e il governo turco. «Dobbiamo ricostruire lo spirito di unità e fratellanza curdo-turca. La soluzione risiede nelle dinamiche sociali storiche. Curdi e turchi dovrebbero collaborare insieme sulla base della loro alleanza secolare», ha continuato il leader curdo.
il pkk
Il Pkk, fondato da Öcalan nel 1978 è considerato un’organizzazione terroristica dalla Turchia e dagli stati europei dopo che dal 1984 aveva iniziato la resistenza armata contro il governo di Ankara.
Öcalan fu costretto a scappare prima in Siria, poi in Italia. Sotto la pressione della Turchia, che ne richiedeva l’estradizione, l’Italia decise di allontanarlo dal paese. Fu successivamente catturato in Kenya il 15 febbraio 1999 e da quel giorno è in isolamento sull’isola prigione di İmralı.
Le parole di Öcalan non arrivano nel vuoto. Da mesi, il Partito per l’Uguaglianza e la Democrazia dei Popoli ha intensificato gli sforzi per favorire un dialogo con il governo turco. L’ultimo tassello di questo percorso si è concretizzato la mattina del 27 febbraio, quando una delegazione del Dem è riuscita per la terza volta a incontrare il leader curdo a İmralı.
Già dopo i primi incontri con Öcalan, i membri del Partito per l’Uguaglianza e la Democrazia dei Popoli avevano anche incontrato figure chiave della politica turca, tra cui Numan Kurtulmuş, presidente della Grande Assemblea Nazionale Turca, e Devlet Bahçeli, leader del partito del Movimento Nazionalista (Mhp), noto per i suoi legami con i Lupi Grigi, organizzazione ultranazionalista turca.
A sorpresa, Devlet Bahçeli, leader dell’Mhp e alleato del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, ha proposto che Öcalan possa presentarsi in parlamento per rinunciare ufficialmente al terrorismo e sciogliere il Pkk, un’iniziativa che Erdoğan ha definito una «finestra storica». Ora è arrivata la conferma da Öcalan, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan si deve sciogliere e deve iniziare una nuova fase.
Nel rojava
Ma la questione curda in Turchia non si esaurisce nei confini nazionali. L’eventuale scioglimento del Pkk avrebbe ripercussioni anche nel nord-est della Siria, nel Rojava, dove le Forze Democratiche Siriane (Sdf) e il Partito dell’Unione Democratica (Pyd), entrambi considerati vicini al Pkk, sono sotto costante attacco da parte dell’aviazione turca.
Dall’8 dicembre, giorno della caduta di Bashar al Assad, gli attacchi di Ankara si sono intensificati, mettendo sotto pressione l’Amministrazione Autonoma del Nord-Est della Siria. Se il Pkk si sciogliesse davvero, potrebbe cambiare anche la strategia turca nei confronti della regione.
Ora la palla passa al Pkk e al governo turco. Accetterà di deporre le armi e chiudere un capitolo lungo quasi cinquant’anni? O le parole di Öcalan si perderanno tra le divisioni interne al movimento e la diffidenza verso il governo turco?
Non è un caso che dopo aver letto la dichiarazione, la delegazione del Dem ha affermato che Abdullah Öcalan ha aggiunto che nella pratica, «la deposizione delle armi e lo scioglimento del Pkk richiedono il riconoscimento della politica democratica e della dimensione legale».
Per il momento, una sola certezza: il leader curdo ha parlato, e la sua voce ha già scosso tutta la comunità curda e la Turchia.
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