La Casa Bianca ha confermato martedì che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, visiterà la Papua Nuova Guinea a fine maggio. Vi farà tappa dopo il vertice del G7 a Hiroshima, dal 19 al 21 maggio, e prima del summit dei leader del Quad a Sydney, il 24 maggio.
Si tratta di una visita storica, come ha detto in un comunicato Karine Jean-Pierre, portavoce di Biden, perché è la prima volta che un presidente americano in carica si reca nelle isole del Pacifico e sottolinea i fondamentali rapporti tra Stati Uniti e paesi dell’area.

La presenza del presidente statunitense nel Pacifico è anche un chiaro e forte segnale verso la Cina, con cui continuano le tensioni diplomatiche riguardo all’indipendenza dell’isola di Taiwan. 

La visita di Biden 

In Papua Nuova Guinea Biden incontrerà i leader delle isole del Pacifico, per rafforzare la cooperazione tra stati sulle tematiche indicate dalla Casa Bianca: lotta al cambiamento climatico, protezione delle risorse marittime, piano di crescita economica inclusivo. 

La notizia era stata anticipata, lo scorso mese, dal ministro degli Esteri della Papua Nuova Guinea, Justin Tkatchenko, che nel corso di una conferenza stampa aveva rivelato che il presidente Biden avrebbe incontrato l’omologo di Port Moresby, James Marapei, oltre ai 18 leader delle isole del Pacifico. 
Il Forum delle isole del Pacifico è un’organizzazione internazionale che raggruppa piccoli stati disseminati nell’oceano. 

Sempre il mese scorso, il diplomatico degli Stati Uniti Joseph Yun aveva evidenziato la necessità di Washington di riallacciare rapporti nel Pacifico, dopo anni in cui Pechino aveva ampliato la propria influenza nella zona. 

Diplomazia in crisi 

Le tensioni tra Stati Uniti e Cina sul controllo di Taipei sono diventate sempre più evidenti. Dopo le reciproche esercitazioni militari vicino all’isola, lo scorso 5 maggio la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha accusato la Casa Bianca di aver trasformato Taiwan in una «polveriera» attraverso la vendita di armi. 
Un tentativo di distensione, nei rapporti glaciali fra i due paesi, è stata la presenza del ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, a un incontro a Pechino con l’ambasciatore statunitense in Cina, Nicholas Burns.

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