Piccolo, inesperto, debole e demotivato. Così alcuni analisti militari hanno definito l’esercito bielorusso. Per questi motivi l’eventuale scelta del presidente bielorusso Alexander Lukashenko di schierare i propri soldati al fianco di quelli russi non sposterebbe più di tanto gli equilibri di forza sul campo di battaglia. Ma andiamo con ordine.

L’annuncio di Lukashenko

Lunedì 10 ottobre Lukashenko ha annunciato di aver schierato le proprie truppe insieme a quelle russe lungo la linea di confine con l’Ucraina. La scelta, ha sostenuto il presidente, è stata dettata dalla minaccia di Kiev nei confronti della Bielorussia rappresentata dallo schieramento di forze polacche sul confine. Gli alleati occidentali dell’Ucraina, secondo Lukashenko, «li stanno spingendo a iniziare una guerra contro la Bielorussia». 

«Gli attacchi sul territorio della Bielorussia non sono solo derivanti dal contesto di oggi in Ucraina, ma pianificati», ha detto Lukashenko, precisando: «Ci stiamo preparando a questo per decenni. Se necessario, risponderemo». 

Martedì il presidente ucraino, Volodmyr Zelensky, intervenendo alla riunione del G7, ha chiarito che non c’è da parte dell’Ucraina nessuna intenzione di intraprendere «un’azione militare contro la Bielorussia». Qualche ora prima, durante una conferenza stampa, il segretario generale delle Nazioni unite, Jens Stoltenberg, aveva esortato Lukashenko a restare fuori da quello che il segretario ha definito un «conflitto illegale».

Tuttavia la minaccia di Minsk di schierare il proprio esercito ha sollevato una serie di timori per l’eventualità che anche la Bielorussia entri in guerra.

I debiti di Minsk nei confronti di Mosca

Il timore che le pressioni della Russia possano indurre la Bielorussia a intervenire nel conflitto al fianco delle truppe di Vladimir Putin non è del tutto infondato. Il governo di Minsk è in debito con il Cremlino che per anni ha inviato in Bielorussia miliardi di i dollari per sostenere l'economia, controllata dallo stato, di Lukashenko. 

Putin ha sostenuto il governo del presidente bielorusso non solo dal punto di vista economico ma anche da quello politico. Lukashenko è stato capace di mantenere il proprio potere autoritario per 28 anni solo grazie al sostegno offertogli dalla Russia. Di più, quando nel 2020, a seguito delle elezioni presidenziali ritenute truccate sia dall’opposizione interna sia da molti paesi occidentali, in Bielorussia sono scoppiate proteste di massa per denunciare i brogli elettorali, Lukashenko è riuscito a mantenere salda la propria leadership solo grazie al sostegno di Vladimir Putin. 

In cambio Mosca ha avuto un appoggio incrollabile da parte della Bielorussia. Lukashenko ha pubblicamente sostenuto l'attacco della Russia all'Ucraina, attirando critiche e sanzioni internazionali contro Minsk pur respingendo sempre, almeno fino a qualche giorno fa, l’eventualità che i propri soldati scendessero a fianco delle truppe russe. 

Cosa potrebbe fare l’esercito bielorusso

Se ora Minsk cambiasse idea e scegliesse fornire il proprio supporto militare alla causa russa, le truppe bielorusse potrebbero aiutare Mosca a tagliare alcune vie infrastrutturali chiave. Tra queste quella che attraversa Leopoli, da cui le armi occidentali raggiungono l'est e il sud, dove l'esercito ucraino sta conducendo una controffensiva di successo.

Tuttavia, l'esercito di Lukashenko conta solo 45 mila soldati, comprese le reclute, ed è in gran parte inesperto. Tiene esercitazioni regolari, ma non ha preso parte a combattimenti dalla Seconda guerra mondiale. Secondo quanto dichiarato dall’analista ucraino Oleh Zhdanov all’Associated Press, Minsk sarebbe in grado di schierare al massimo 20mila soldati, soldati professionisti a contratto.

Un’arma a doppio taglio

A ciò si aggiunge che la decisione di schierare l’esercito potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per Lukashenko. I bielorussi stanno risentendo degli effetti delle sanzioni occidentali paralizzanti e dell'aumento dell'inflazione, che è già il doppio rispetto allo scorso anno.

Inoltre, spiega l’analista militare bielorusso Valery Karbalevich, che «dopo le proteste di massa del 2020, quando centinaia di migliaia di persone hanno chiesto le dimissioni del leader bielorusso, Lukashenko ha paura di armare i bielorussi. Questo può provocare un'altra rivolta interna». Infatti, «né le élite bielorusse, né la popolazione sono pronte a partecipare a questa guerra incomprensibile», aggiunge. 

Su questo punto concorda anche Alexander Alesin, un altro analista bielorusso indipendente. Alesin sostiene che «a differenza dei russi, i bielorussi non hanno assolutamente ostilità nei confronti degli ucraini e non capiscono il senso di questa operazione speciale. Ciò potrebbe portare a un rifiuto di massa di rispettare l'ordine di sparare agli ucraini».

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