La giornata era iniziata bene per lo spread, il differenziale tra gli interessi pagati dai titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi, considerato il principale termometro dell’opinione degli investitori sulla salute del nostro paese.

Fino a ieri sera, il timore di molti era che il presidente del Consiglio Mario Draghi annunciasse immediatamente le sue dimissioni, ufficializzando la crisi di governo e aprendo scenari imprevedibili per l’immediato futuro.

In mattinata, quando giornali e agenzie hanno chiarito che Draghi era possibilista, lo spread ha aperto in netto calo. Dai 211 punti a cui aveva chiuso la sera prima è sceso fino a 204. Quando Draghi ha preso la parola per tenere il suo duro discorso, confermando allo stesso tempo la sua intenzione di restare al governo in cambio di un pieno sostegno da parte della coalizione, l’indicatore è sceso ancora, raggiungendo il livello più basso della giornata, 197 punti.

Sale la tensione

Già nei minuti successivi, quando i primi senatori hanno iniziato a dibattere sul discorso appena tenuto dal presidente del Consiglio, la situazione ha iniziato a farsi più complessa. Lentamente, lo spread è tornato a salire. Un’ora dopo il discorso di Draghi era già a sopra quota 200. Dopo pranzo aveva già raggiunto la quota del giorno precedente, 211 punti.

Ma è stato poco prima delle 15 che si è capito che anche gli investitori iniziavano a temere per il futuro del governo. L’impennata dello spread ha coinciso con la conclusione dell’intervento del capogruppo leghista in Senato Massimiliano Romeo che ha esplicitato le condizioni per l’appoggio del suo partito: nuovo governo con ampio rimpasto dei ministri e cacciata del Movimento 5 stelle.

Il discorso è stato interpretato da molti come il segnale più chiaro che il leader leghista Matteo Salvini aveva deciso di togliere la fiducia al governo, un’azione che quasi automaticamente ne avrebbe determinato la caduta. Lo spread è salito così fino a 218.

Le tre ore successive, prima della chiusura delle contrattazioni alle 17.30, hanno visto un moderato saliscendi, ma sempre sopra i livelli della chiusura di martedì. Le dichiarazioni intanto si sono susseguivano ininterrottamente, alcune ottimistiche e altre più pessimistiche. Ma alla fine, con una chiusura a 215 punti, quello che racconta lo spread è che in pochi a fine giornata erano disposti a scommettere sulla sopravvivenza del governo Draghi. 

Se le contrattazioni fossero rimaste aperte fino all’inizio delle votazioni sulla fiducia, il risultato sarebbe stato ancora peggiore. Per sapere quanto, basterà aspettare l’apertura, domattina alle 9.

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