In Crimea e in altre parti dell’Ucraina occupate dall’esercito russo sono stati segnalati altri attacchi di droni. Questa volta sarebbe stato preso di mira addirittura il quartier generale della flotta russa nel mar Nero a Sebastopoli per «provocare caos e distruzione in Crimea», ha segnalato il New York Times, che ha aggiunto come «gli Usa stiano fornendo più armi all’Ucraina per sostenere il contrattacco». Le forze di Kiev stanno dimostrando che hanno la capacità di operare dietro le linee russe. Il Cremlino ha ammesso i nuovi attacchi di droni solo venerdì sera, un giorno dopo le esplosioni registrate vicino alle basi militari presenti nelle aree controllate dai russi. I raid sono la dimostrazione evidente della crescente capacità di Kiev di attaccare le forze di Mosca lontano dalle linee del fronte, attraverso una nuova strategia militare più tecnologica. Gli attacchi arrivano dal cielo tralasciando volutamente la guerra di posizione sul campo. Una strategia che tiene conto anche dell’ultima valutazione dell’intelligence militare britannica che ha affermato che, nell’ultima settimana, ci sono stati «solo cambiamenti minimi nel controllo territoriale lungo la linea del fronte».

Gli attacchi in Crimea

«Il fumo si alza sopra il quartier generale della flotta del mar Nero della Federazione russa a Sebastopoli», ha riferito ieri mattina l’emittente pubblica ucraina Suspilne, citando i media locali e pubblicando alcuni video. I media russi hanno affermato che ieri è stato sventato un attacco contro un porto nella parte occidentale della Crimea. I video girati nella regione mostrano la difesa aerea russa che intercetta obiettivi nei cieli di Sebastopoli, Yevpatoriya e Zaozerne. Le autorità di occupazione russe hanno affermato che si trattava di droni ucraini, probabilmente i micidiali Bayraktar di fabbricazione turca.

E proprio un drone che sorvolava un edificio per lo staff della flotta del mar Nero a Sebastopoli è stato abbattuto dalle difese aeree della base, come affermato dal capo dell’amministrazione russa della città, Mikhail Razvozhayev, spiegando che l’esplosione avvertita è stata causata dalla caduta dei resti del drone abbattuto. L’incidente si aggiunge alle numerose esplosioni registrate nei giorni scorsi in Crimea, di cui l’Ucraina non ha mai rivendicato ufficialmente la responsabilità ma che hanno devastato aeroporti, depositi di munizioni, infrastrutture e basi militari. Domenica scorsa, Kiev ha bombardato una base dei mercenari russi del gruppo Wagner a Popasna, nella regione di Luhansk. L’attacco sarebbe stato condotto con i lanciarazzi Himars. L’esercito ucraino, invece, ha abbattuto quattro missili da crociera russi sulla regione di Dnipro. Il presidente Volodymyr Zelensky ha espresso la sua gratitudine al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, dopo aver appreso che gli Usa avrebbero inviato ulteriori 775 milioni di dollari in assistenza militare. Che le cose volgano al peggio per Mosca traspare dal vortice di cambiamenti al vertice delle forze armate russe: da ultimo, il vice ammiraglio Viktor Sokolov è stato nominato comandante ad interim della flotta russa del mar Nero. Lo ha annunciato lui stesso durante un incontro con gli ufficiali. La dura controffensiva di Kiev, dunque, può destabilizzare l’esercito russo e la sua linea di comando, ma la Russia continua ad avere un’arma di ricatto importante: «Non c’è dubbio che Putin può usare l’arma energetica più di quanto abbia fatto finora», ha detto Paolo Gentiloni, commissario Ue per l’Economia, parlando al Meeting di Rimini.

Le perdite

La Russia avrebbe già perso circa 44.900 soldati in Ucraina, 200 nell’ultimo giorno. La dichiarazione è stata rilasciata dallo stato maggiore delle forze armate ucraine su Facebook, come riferisce Ukrinform. Il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, ha definito una «manifestazione di politica nazista» il proposito di diversi paesi dell’Unione europea di vietare il visto ai turisti russi. Intanto, Mosca denuncia che l’esercito ucraino ha usato agenti chimici contro le truppe russe nella regione di Zaporizhzhia. Il ministero della Difesa, citato da Interfax e Tass, parla di segni di «forte avvelenamento» riscontrati in soldati che sono stati ricoverati in ospedale. L’agente utilizzato, aggiunge Mosca, sarebbe «la tossina del botulino di tipo B». Gli effetti del conflitto e delle sanzioni occidentali si fanno sentire. Le importazioni cinesi di carbone russo sono aumentate del 14 per cento a luglio rispetto a un anno prima, toccando il livello più alto degli ultimi cinque anni. La Russia infine è rimasta il principale fornitore di petrolio della Cina per il terzo mese consecutivo. Segno di una nuova geopolitica che vede Mosca principale esportatrice di energia verso Pechino.

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