Le proteste delle donne polacche, che proseguono tuttora, hanno sortito un effetto immediato: la pronuncia del Tribunale costituzionale che risale al 22 ottobre, che esclude la malformazione del feto come motivo per un’interruzione di gravidanza, e che ha scatenato le manifestazioni di dissenso, per ora non è stata recepita dal governo in Gazzetta ufficiale.

Ma nonostante questa sospensione, è opinione diffusa che la maggioranza trainata dal PiS, il cui leader è Jarosław Kaczyński, tornerà presto a occuparsi della faccenda. Marta Lempart è leader delle proteste e fondatrice del movimento Ogólnopolski Strajk Kobiet (Sciopero generale delle donne), che dal 2016 contrasta efficacemente i tentativi di restringere ulteriormente un ambito in cui le donne polacche sono già fortemente limitate: in Polonia l'aborto è legale solo in casi di pericolo di morte per la madre, violenza e incesto o, per l'appunto, in caso di malformazione del feto. 

In Italia alcuni media hanno divulgato la narrazione di una vittoria già incassata da parte del movimento. Ma è davvero così?

«Temo sia più che altro una speranza. Come saprete, c'è stato un pronunciamento circa un ulteriore restringimento delle possibilità di aborto da parte del “cosiddetto” Tribunale costituzionale (“cosiddetto” perché di fatto è in mano al PiS), cui hanno fatto seguito enormi manifestazioni. Ci hanno provato sfruttando l'arma del Tribunale, insomma, ma torneranno presto alla carica, probabilmente attraverso il parlamento e un progetto di legge del presidente Andrzej Duda: un compromesso che apre all'aborto in caso di pericolo di morte o di gravi malattie future per il feto. La reazione della società civile ha trovato impreparato il governo, che ora prende tempo».

Come interpretare il silenzio del governo in chiave futura?

«Il provvedimento è in sospeso, mentre loro sono confusi e litigano: hanno dovuto cancellare le riunioni che avevano fissato sull'argomento. Siamo di fronte a una crisi di coalizione e di governo dovuta anzitutto alla paura di fronte alla reazione della piazza, al timore di doverla affrontare e alle opzioni che si prospettano: una parte del governo vorrebbe imporre un divieto totale dell'aborto, un'altra vorrebbe invece seguire l'indicazione fornita dal Tribunale costituzionale, una minoranza sarebbe incline al progetto presidenziale di Duda e, infine, c'è anche chi vorrebbe lasciare le cose come stanno. Al momento attuale non hanno la maggioranza su nessuna delle opzioni; la cercheranno partendo dal compromesso suggerito dal presidente».

Da parte vostra, quali saranno le prossime iniziative?

«Vogliamo intraprendere forme di protesta simili a quelle in Bielorussia, che si concentrino con continuità un giorno a settimana, magari il lunedì. Ascolteremo le proposte che arriveranno dalle varie realtà locali, finora le manifestazioni si sono svolte in strada: blocchi, flash-mob improvvisi (salvo che nel caso della grande marcia di Varsavia) organizzati via app».

Quali sono le vostre richieste adesso? Puntano alla libertà di aborto o a far cadere il governo?

«Vogliamo le dimissioni di questo governo. La gente non ne può più. Le proteste non riguardano solo la questione dell'aborto, ma investono l'intera sfera sociale: la battaglia contro la pandemia, il sostegno per i più deboli, la lotta alla propaganda e al fascismo. Al momento non c'è nulla che funziona, tanto per gli imprenditori quanto per i lavoratori. La cultura, poi, è in una situazione drammatica e le persone che lavorano in quel comparto fanno davvero fatica a tirare avanti».

Che differenze vede con il movimento che quattro anni fa scese in piazza contro il precedente tentativo di stretta all'aborto?

«Questo è un movimento che, nel corso degli anni e delle lotte, si è molto indurito e che sta portando nelle piazze almeno quattro volte le persone di allora. In questo caso si tratta di una vera e propria rivoluzione giovanile: sono i giovani l'elemento di novità. Una gioventù che non prende sul serio il governo. Per loro, Kaczyński è solo un anziano da osservare su internet; per loro, Kaczyński è un meme. Loro rappresentano la Polonia che sta per arrivare».

Molti vi accusano di irresponsabilità per aver portato in piazza tante persone con la pandemia in corso.

«La responsabilità è unicamente di Kaczyński. Neanche del PiS nel suo complesso, ma del leader. È lui che ha deciso di dare il via alle proteste, è lui che decide quanto sono partecipate perché controlla le televisioni, è lui il responsabile di tutto. Con il suo strappo sull'aborto, ha deliberatamente deciso di fare uscire le persone di casa. In questo senso, è lui il responsabile per ogni caso di contagio. Ci minacciano prospettandoci sette o otto anni di carcere come organizzatrici delle manifestazioni, ma mentono e vogliono solo spaventarci. Finiranno per spaventarsi loro: noi siamo tanti e niente ci spaventa».

Come e quando finiranno le vostre proteste?

«Finiranno con la resa e le dimissioni di questo governo. La situazione continuerà a peggiorare sia dal punto di vista sanitario che economico, e la maggioranza cadrà. Ormai l'intera questione della pandemia si regge soltanto sull'azione e la responsabilità dei medici e loro non hanno trovato di meglio da fare che accusare chi sta in prima linea di scarso spirito di sacrificio e di pigrizia. Finiranno per desiderare andarsene; assumeranno una posizione di questo tipo: “Bene, ora fateci vedere voi cosa siete in grado di fare”. Non so esattamente quando accadrà, ma anche la Polonia diventerà uno stato moderno e laico, in cui saranno garantiti l'aborto, i matrimoni tra persone dello stesso sesso e tutti i diritti civili fondamentali».

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