Il parlamento israeliano ha approvato in seconda e terza lettura la cancellazione della cosiddetta “ilat hasvirut”, o “clausola di ragionevolezza” (da “savir”, ebraico per “saggio”, “assennato”), una norma che permetteva fino a lunedì alla Corte suprema di intervenire laddove considerasse “irragionevole” una scelta del governo o di altri organismi amministrativi.

Per esempio, poco dopo l’insediamento del nuovo governo, l’Alta corte ha costretto il primo ministro Benjamin Netanyahu a rescindere la nomina a ministro dell’alleato ultraortodosso Aryeh Deri, obiettando che le sue condanne definitive per corruzione ed evasione fiscale la rendessero inopportuna.

Il primo passo

È il primo di una serie di interventi legislativi volti a indebolire il ruolo della Corte suprema fortemente voluti dal governo, che hanno però scatenato il movimento di protesta più esteso, tenace e determinato della storia del paese. Lo stesso voto di lunedì si è svolto mentre i manifestanti si scontravano fuori dal parlamento con la polizia, e mentre proteste di varia natura andavano in scena in tutto il paese.

«La clausola di ragionevolezza è una norma molto importante che la Corte utilizza solo raramente quando si tratta di casi di irragionevolezza estrema. È uno strumento fondamentale per mantenere vitale una democrazia come Israele, sottoposta a pressioni di tipo politico, securitario, ambientale e non solo», dice Shlomo Cohen, ex numero uno della influente associazione degli avvocati israeliani.

«Quanto è avvenuto è ancora più importante perché è il primo passo di una rivoluzione costituzionale imposta dalla destra fascista e religiosa al paese. Ma, sorprendentemente, dopo vent’anni, quella Israele naïf e addormentata [delle opposizioni] si sta svegliando, e si sta ribellando: il genio è uscito dalla bottiglia, e non ha nessuna intenzione di tornarci», conclude Cohen, alludendo al movimento di protesta.

Metodo spezzatino

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Da sette mesi gli israeliani scendono in piazza per dire no alla riforma, considerata una minaccia per la democrazia in quanto rimuoverebbe gli argini legali alle azioni delle maggioranze di governo (non aiuta il fatto che quello attuale abbia tendenze piuttosto illiberali). Espressioni sempre più radicali di dissenso hanno interessato anche le fila dei militari, con decine di migliaia di riservisti decisi a non servire nell’esercito a meno che la riforma non venga accantonata.

La levata di scudi della società civile è culminata a fine marzo, quando pur di riportare l’ordine nel paese Netanyahu ha accettato di interrompere l’iter legislativo fino alla sessione estiva della Knesset, quella attualmente in corso (si conclude alla fine del mese). Come temevano i critici delle misure, tuttavia, si trattava solo di una pausa tattica: Bibi è tornato alla carica con quello che gli israeliani chiamano shitat hasalami, il metodo spezzatino (letteralmente: “metodo del salame”), cioè quello di far passare un pezzettino di riforma alla volta. La clausola di ragionevolezza è il primo di questi pezzettini.

Il voto di 64 deputati a favore e nessuno contro alla Knesset, il parlamento israeliano, non deve insomma trarre in inganno: il divario è dovuto alla scelta delle opposizioni di boicottare il voto in segno di sdegno, dal momento che la maggioranza di governo avrebbe avuto comunque i numeri per passare la misura in plenaria. Non è stato uno schiacciante sostegno per la misura.

La salute di Netanyahu

AP

Le giornate politiche ad alta tensione di Israele sono state anche segnate dal caso della salute di Netanyahu. Poco più di una settimana fa il premier era stato ricoverato per quello che aveva liquidato come “un colpo di sole”, rimediato durante una gita al lago di Tiberiade: «Ho bevuto poca acqua e non ho messo il cappello», aveva spiegato Bibi. Ben presto, però, è emerso che non si trattava di una semplice insolazione.

Domenica, all’ospedale Sheba di Tel Hashomer, Netanyahu è stato sottoposto a un’operazione per l’inserimento di un pacemaker. La stampa di opposizione ha criticato i medici per aver inizialmente assecondato le richieste Bibi – sempre interessato a proiettare di sé un’immagine di forza e solidità – di sminuire il suo primo ricovero derubricandolo a un malessere dovuto al caldo. Invece fin da subito erano state rilevate le aritmie cardiache.

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