Un tribunale turco ha condannato a 27 anni e mezzo il giornalista dissidente Can Dundar accusato di “terrorismo” e “spionaggio”. L’ex caporedattore del giornale di opposizione, Cumhuriyet, è fuggito in Germania nel 2016 dopo l’inizio del processo contro di lui avviato nel 2015.

Di cosa è accusato Dundar?

Le accuse al giornalista sono legate alla pubblicazione di un articolo su presunte armi turche destinate ai ribelli siriani nel 2015. Dundar è stato processato in contumacia e gli avvocati della difesa non hanno partecipato all'udienza finale in cui è stata emessa la sentenza, sostenendo che le accuse siano politicamente motivate. Secondo l’inchiesta giornalistica, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e l’intelligene turca non avrebbero consentito l’inizio di un’indagine sul traffico di armi verso la Siria. Le prove dello scambio sono contenute in un video in cui si vedono dei militari caricare le armi su un camion. L’autenticità del filmato non è stata confermata. Erdogan aveva reagito duramente dicendo che i camion «trasportavano aiuti umanitari» e che Dundar avrebbe pagato «un caro prezzo». Dopo il 2015 la Turchia è effettivamente entrata nel conflitto in atto in Siria. In un primo processo, Dundar era stato condannato a cinque anni di prigione e aveva passato tre mesi in carcere nel 2015. Dopo un ricorso presentato dal giornalista in esilio nel 2018, la sentenza di oggi lo ha nuovamente condannato. Secondo Reporter senza frontiere, la Turchia è al 154esimo posto su 180 per libertà di stampa.  

Gulen, sempre lui

Una delle accuse contro Dundar è quella di aiutare la rete del predicatore e critico di Erdogan, Fethullah Gulen. Il pensatore si è rifugiato negli Stati Uniti ed è da sempre accusato dal governo turco di essere stato il regista del tentato golpe contro Erdogan fallito nell’estate del 2016. Gulen ha finora  respinto tutte le accuse sul suo coinvolgimento nella vicenda. A novembre un tribunale turco ha condannato 337 militari accusati essere coinvolti nel tentativo di golpe costato la vita a 251 persone. La decisione è stata seguita dall’arresto di altre 82 persone sempre sospettate di legami con Gulen. 

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