Le responsabilità della leadership politico-militare russa per crimine di guerra
- Occorre cautela e non escludere le ipotesi di un sabotaggio ucraino o di un incidente. Tuttavia le analisi più ragionevoli propendono per la tesi che la distruzione della diga di I Kakhovka si tratti di una demolizione deliberata, praticata con mine, imputabile ai russi.
- L'attacco alle dighe, nonostante gli evidenti rischi di catastrofi ambientali e umanitarie, non è una novità per l'irresponsabile stato maggiore russo. Rientra in una deliberata strategia dell'aggressore per colpire le risorse idroelettriche, intimorire la popolazione, e ora cercare di ostacolare la controffensiva su un importante direttiva strategica.
- Sotto il profilo del diritto internazionale il quadro giuridico è molto preciso: l'attacco alla diga non può giustificarsi con la "necessità militare" e costituisce una palese violazione del diritto dei conflitti armati, configurandosi tra i crimini di guerra sanzionati dall'articolo 8 dello Statuto della Corte penale internazionale.
Gli analisti dell’Istituto statunitense per gli studi sulla guerra (Isw) avevano fatto una previsione molto precisa fin dall’ottobre 2022: le forze russe avrebbero cercato di far saltare la diga della centrale idroelettrica di Kakhovka nella regione di Kherson, e accuseranno l’Ucraina di terrorismo. Gli occupanti hanno sempre avuto timore che gli ucraini potessero sfondare sulla direttrice di Kherson e del Dnipro, e ora più che mai hanno considerato che la distruzione della diga avrebbe bloccat



