Oggi in Turchia si gioca una delle partite più importanti, quella che riguarda lo sblocco delle 20 milioni di tonnellate di grano fermo nei porti ucraini. Per cercare di arrivare a un accordo il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha incontrato il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu.

Il governo turco ha lavorato a una bozza di accordo ma affinché il documento sia adottato e rispettato da ambe le parti, ucraini e russi, c’è ancora parecchio da lavorare. Indipendentemente che si arrivi a un’intesa o meno l’incontro in Turchia si tiene senza il governo di Kiev, per questo il viaggio di Lavrov viene visto con sospetto da parte di Volodymyr Zelensky.

Le dichiarazioni di Lavrov

Al termine dell’incontro il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha rilasciato una serie di dichiarazioni in conferenza stampa. «Siamo pronti a lavorare per mettere in sicurezza l’uscita delle navi dai porti dell’Ucraina, siamo pronti a collaborare con i nostri omologhi turchi su questo», ha detto il ministro russo secondo il quale la crisi alimentare non è dovuta alla guerra in corso.

«Il presidente Putin ha detto pubblicamente che garantiamo la sicurezza delle rotte e garantiamo che quando e se l’Ucraina si occuperà dello sminamento non approfitteremo di questa situazione nell’interesse dell’operazione militare speciale in corso».

Il piano di Erdogan

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è posto come mediatore principale continuando a rafforzare la sua figura di interlocutore credibile non soltanto agli occhi di Mosca e Kiev ma anche a quelli delle Nazioni unite.

Dopo aver tentato, anche se per ora invano, di arrivare alla pace ospitando sul suo territorio per ben due volte le delegazioni russe e ucraine nel tavolo dei negoziati, ora Erdogan si fa mediatore per risolvere la crisi alimentare che sta colpendo soprattutto alcuni paesi africani e del medioriente. Egitto, Tunisia e Libano, sono solo alcuni degli stati più colpiti dalla mancata consegna delle tonnellate di grano.

Per sbloccare la situazione Erdogan ha proposto un “corridoio alimentare” che trasporti il grano dal porto di Odessa fino alle acque internazionali passando per il mar Nero, il tutto con le navi militare turche a fare da scorta. Una volta giunti nel Mediterraneo, i mercantili si dirigeranno verso i porti già stabiliti per scaricare i viveri.

Le operazioni saranno comandate direttamente da Istanbul ma non sarà semplice e immediato, troppi ancora i punti su cui trovare un’intesa.

Le problematiche

I russi puntano a mantenere un ruolo nella scorta delle navi cargo nel mar Nero e non lasciare campo libero a Erdogan, mentre gli ucraini, invece, non si fidano e temono che Mosca possa approfittare della situazione per compiere ulteriori attacchi lungo la costa.

Ieri il governo di Kiev ha detto che ci vogliono almeno sei mesi per sminare il porto di Odessa, il che rischia di far marcire il grano stipato nei silos. Ma secondo i turchi la liberazione dagli ordigni potrebbe concludersi in molto meno tempo, circa cinque settimane.

I primi carichi e il ruolo dei separatisti

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Tuttavia, una piccola parte del grano ucraino è stato trasportato nelle scorse settimane attraverso la rete ferroviaria verso i paesi confinanti per farlo approdare nei Baltici e da lì distribuirlo attraverso i porti.

Altri silos potrebbero partire anche dai porti controllati dai filorussi che hanno iniziato lo sminamento nei territori controllati lungo la costa. Nei giorni scorsi è stato liberato definitivamente il porto di Mariupol mentre oggi l’autoproclamata amministrazione di Berdyansk ha fatto sapere che le prime navi con il grano partiranno verso la fine di questa settimana.

«Stiamo inviando grano attraverso la Russia e i contratti primari sono stati firmati con la Turchia, i primi treni sono partiti dalla Crimea per il Medio Oriente. Si tratta di un mercato tradizionale per l’Ucraina», ha detto invece il capo dell'autoproclamata amministrazione militare-civile di Zaporizhzhia Yevgeny Balitsky. Erano otto anni che non che non accadeva, da quando i russi hanno annesso la Crimea nel 2014.

Le dichiarazioni di Di Maio

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è intervenuto sulla crisi del grano durante un incontro alla Fao. «Dalla Russia ci aspettiamo segnali chiari e concreti, perché bloccare le esportazioni del grano significa tenere in ostaggio e condannare a morte milioni di bambini, donne e uomini lontano dal fronte del conflitto – ha detto il capo della Farnesina – La Russia, usando il cibo come arma di guerra, si sta macchiando di altri crimini, che si aggiungono alle atrocità già commesse sul suolo ucraino e che sono sotto gli occhi di tutti».

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