Il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, si è scusato per avere tenuto comportamenti classificabili nel vasto ambito dell’inappropriato nei confronti di tre sue ex assistenti, che hanno riferito di essere state oggetto di palpeggiamenti, baci, contatti fisici sgraditi e battute sessiste.

Dopo giorni di rivelazioni e pressioni, Cuomo si è cosparso il capo di cenere, ha detto che non era sua intenzione, che non si era reso conto, vi posso spiegare tutto e via dicendo, ma ha infine concluso che non si dimetterà.

Nel 2018 il senatore democratico Al Franken è stato cacciato per molto meno, ma quella era un’altra storia, e si vedrà cosa concluderanno sul governatore democratico al terzo mandato le indagini condotte dalla procuratrice generale dello stato, Letitia James. 

Il fatto degno di nota nella vicenda di Cuomo è che il suo partito, e più in generale il vasto sistema di potere che lo sostiene, si è mosso per sfiduciarlo o comunque sollevare dubbi sulla sua leadership soltanto all’apparire di accuse di molestie. Un motivo valido, no? Certo, ma non è che prima della vicenda Cuomo non avesse dato ottime ragioni per chiedere le sue dimissioni.

Il decreto sulle residenze per anziani

Il decreto dello scorso marzo con cui ha imposto alle residenze per anziani di ammettere pazienti Covid per liberare letti d’ospedale ha contribuito alla morte di migliaia di persone, molte delle quali non sono conteggiate nelle statistiche ufficiali. Un’indagine della procura generale dice che il numero ufficiale delle vittime legate alle rsa dello stato potrebbe essere sottostimato del 50 per cento.

Con più di una punta di spavalderia, il governatore ha risposto che «non importa» dove siano morte le persone, se in casa, in ospedale o nelle residenze per anziani, ma per giudicare la gestione politica della pandemia importa eccome sapere se uno specifico decreto ha contribuito in modo significativo alla diffusione del contagio fra le persone più bisognose di protezione.

Ora, occorre prudenza nel distribuire responsabilità dirette sulla morte di migliaia di persone, ma un eccesso di prudenza può confondere sulla questione essenziale della vicenda: la gestione di Cuomo è stata disastrosa.

Nella prima fase della pandemia il governatore è stato osannato con livelli di unanime sdilinquimento che avrebbero messo in imbarazzo un ufficio stampa di Pyongyang, ed è riuscito perfino a superare in boria Roberto Speranza scrivendo un manualetto sulla leadership nella pandemia mentre i cittadini del suo stato morivano a migliaia. E nessuno che ha pensato di ritirarlo dal commercio, nemmeno tardivamente.

Un mito fortemente esagerato

Cuomo rappresentava il modello virtuoso, opposto alla pericolosa ciurma di governatori trumpiani e nomaskisti che si facevano beffe del distanziamento e gridavano alla dittatura sanitaria. Nel tempo si è capito che il mito della gestione del governatore era tragicamente esagerato, ma questo non ha scalfito minimamente la sua legittimità politica. 

C’è voluta l’ombra della molestia sessuale per far emergere qualche dubbio. Qualcuno potrà dire che è una eterogenesi dei fini da accogliere con favore, ma anche prima delle denunce, l’operato di questo ambizioso rampollo di una grande dinastia democratica era gravato da disastrose manchevolezze passate sotto silenzio.

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