La scorsa settimana, durante una conferenza stampa, il leader repubblicano al Senato Mitch McConnell si è improvvisamente fermato, come fosse rimasto “congelato”.

L’ha accompagnato fuori uno dei membri del gruppo dirigente, John Barrasso del Wyoming, medico di formazione, mentre il numero due del Gop, John Thune, ha letto il resto dell’intervento di McConnell.

Qualche minuto dopo, McConnell è tornato di fronte ai giornalisti dicendo «sto bene». Non è chiaro cosa sia successo, ma è indubbio che siano cresciute le domande su quanto sia in salute una delle figure più potenti del Congresso: McConnell ha compiuto 81 anni lo scorso 20 febbraio ed è al comando del suo gruppo congressuale sin dal 2007, diventando leader di maggioranza dal 2015 al 2021.

Pochi amici

Dopo aver contribuito in modo decisivo alla nomina e all’approvazione di tre giudici della Corte suprema nel quadriennio trumpiano, oggi McConnell ha pochi amici fuori dal Campidoglio.

Trump e la sua cerchia non lo sopportano per essersi opposto al tentativo di ribaltare le elezioni dopo che i grandi elettori si erano riuniti per confermare il risultato delle presidenziali del 2020.

Tra gli elettori del suo stato ha bassi tassi di approvazione che viaggiano intorno al 35 per cento, mentre i democratici lo detestano per aver contribuito in modo cinico a trasformare la Corte suprema in senso conservatore, prima bloccando per quasi un anno la nomina del futuro procuratore generale dell’amministrazione Biden, il giudice Merrick Garland (e cedendo solo dopo l’elezione di Trump), poi accelerando a gran velocità nel settembre 2020, poco dopo la morte della giudice progressista Ruth Bader Ginsburg, sostituita con la conservatrice Amy Coney Barrett.

La Casa Bianca

Insomma, a una prima analisi non ha molti amici, McConnell, eppure le sue dimissioni, chieste in varie fasi da molti alleati e avversari, non sono gradire. Soprattutto alla Casa Bianca.

Joe Biden ha subito chiamato il leader repubblicano, sincerandosi delle sue condizioni. E non è solo un gesto di gentilezza tra due persone che hanno lavorato insieme al Senato per circa venticinque anni.

Nell’ultimo biennio, a sorpresa, McConnell non ha utilizzato la retorica cruda degli anni di Barack Obama, dove aveva proclamato fieramente che il suo principale obiettivo era rendere Obama «un presidente per un singolo mandato».

Anzi, è stato cooperativo ai massimi livelli per quanto riguarda alcuni dossier sul tavolo, primo tra tutti un grandioso piano di rinnovo delle infrastrutture statunitensi, approvato con il consenso decisivo di diciassette senatori repubblicani, tra cui lo stesso McConnell.

Non solo, anche con il Chips Act, riguardante la produzione dei semiconduttori in paesi amici degli Usa, e con la legge sulla Sicurezza delle comunità, che introduce alcuni elementi di controllo sugli acquirenti di armi, c’è stato lo zampino decisivo del leader repubblicano.

Problemi a destra

Questa posizione però gli ha creato un serio problema alla sua destra, anche per la conduzione della campagna elettorale delle midterm 2022. McConnell voleva organizzare una sorta di referendum sulla presidenza Biden, mentre Trump voleva che fosse un referendum su di lui. Risultato: una maggioranza repubblicana striminzita alla Camera e il mantenimento della maggioranza dem al Senato.

Non paghi di questa sconfitta, i trumpiani hanno organizzato un voto, lo scorso novembre, per sostituirlo con Rick Scott, senatore della Florida molto vicino all’ex presidente. Sfida vinta con 37 voti a favore dello status quo contro dieci senatori schierati per il cambiamento.

McConnell è insostituibile anche per un altro importante tema: il sostegno americano all’Ucraina. Cresciuto politicamente negli anni finali della Guerra fredda, crede che Kiev vada sostenuta fino alla fine con forniture sempre maggiori di armi, non solo per fermare la Russia, ma anche per fare da deterrente nei confronti della Cina qualora intendesse annettere l’isola di Taiwan.

Senza di lui difficile prevedere cosa avrebbero fatto i repubblicani: probabilmente avrebbero sposato la posizione trumpiana che, di fatto, prevede la cessazione delle forniture belliche per convincere il presidente Volodymyr Zelensky a trattare con Mosca e arrivare a una pace che assomiglia molto a una resa.

Dopo aver favorito per anni il graduale spostamento a destra dei repubblicani, ora McConnell si trova nell’originale posizione di insostituibile pilastro delle strategie del suo ex collega-avversario Biden. Un argine all’ascesa degli estremisti. Un compito molto simile a quello di Biden nel 2019: evitare una vittoria di Bernine Sanders e una sterzata a sinistra dei democratici.

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