Il suono delle sirene, le esplosioni dei razzi, l’obbligo di nascondersi nei rifugi. Per chi è fuggito dai bombardamenti di Putin, in cerca di una ripartenza, è come vivere di nuovo lo stesso incubo
Il pomeriggio del 7 ottobre scorso, durante l’attacco di Hamas, Oleksandra Gin, una ventitreenne ucraina rifugiatasi in Israele dopo l’invasione russa del suo paese, si trovava in casa col suo fidanzato a Ra’anana, vicino Tel Aviv. Improvvisamente i due giovani, che avevano passato la giornata attaccati a internet a cercare informazioni sui raid missilistici e le infiltrazioni di miliziani nel Sud, hanno sentito dei vicini urlare da una finestra a cinque metri dal loro appartamento “Allahu A



