Il presidente americano Joe Biden ha chiamato il premier israeliano Benjamin Netanyahu e gli ha ribadito l'opposizione degli Stati Uniti ad un attacco a Rafah «senza tutele per i civili palestinesi». Rispondendo alle domande dei giornalisti, quasi tutte sulla morte di Aleksej Navalny, il presidente ha detto anche che non si aspetta che Israele lancerà un’offensiva di terra a Rafah finché sono in corso i negoziati sugli ostaggi.

La Casa Bianca, dopo che Biden e Bibi si sono sentiti 19 volte dal 7 ottobre, è determinato a mettere una “linea rossa” su Rafah dopo che le linee invalicabili precedenti si sono spostate sempre più avanti, così come avvenne in Siria con le linee rosse non molto fortunate con il governo Obama-Biden.

Certo più in là di Rafah geograficamente non si può andare perché c'è l'Egitto di al Sisi, che secondo il Wall Street Journal ha iniziato a costruire una cinta muraria alta sette metri proprio vicino al confine di Gaza. Segno che il Cairo non crede molto alle capacità degli Usa di mettere linee rosse al governo Netanyahu. A rendere la situazione ancora più drammatica c’è stato anche l’assalto di migliaia di persone a tir che portavano aiuti umanitari, sedata con gli spari dalla polizia di Hamas. 

Secondo Semafor il presidente Joe Biden avrebbe usato imprecazioni in privato per riferirsi al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, segno di una tensione mai raggiunta in precedenza. Giovedì Israele ha escluso una soluzione a due Stati, in seguito alle notizie secondo cui gli Stati Uniti starebbero aiutando a elaborare una proposta che fisserebbe un calendario certo per la creazione di uno Stato palestinese. I disaccordi tra i due alleati comunque non metteranno in crisi il loro rapporto storico.

Biden, si legge nel comunicato Usa, «ha ribadito che l'operazione militare non può procedere senza un piano credibile ed eseguibile per garantire la sicurezza e il sostegno ai civili a Rafah». La vicepresidente americana Kamala Harris, ha incontrato il presidente israeliano Isaac Herzog e il primo ministro iracheno Mohammed Shia al Sudani alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera ma non si sa con quale risultato.

Israele rassicura l’Egitto

“Israele si coordinerà con l'Egitto in merito ai rifugiati palestinesi e troverà un modo per non danneggiare gli interessi del Cairo”, ha assicurato il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, sottolineando che lo Stato ebraico "dovrà occuparsi di Rafah perché non si può lasciare lì Hamas". Interrogato però su dove potrebbero rifugiarsi i palestinesi in fuga da Rafah, il capo della diplomazia israeliana ha suggerito Khan Younis (più a nord), ma ha detto che Israele si coordinerà con l'Egitto per garantire che gli interessi del Cairo non vengano danneggiati. L'annunciata operazione militare israeliana a Rafah preoccupa la comunità internazionale, a cominciare proprio dal Cairo che teme l'esodo di massa di palestinesi nel Sinai e ha minacciato di rompere il trattato di pace con Israele in caso di sconfinamenti di massa.

Richieste internazionali

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dopo aver parlato col presidente Usa e partecipato alla riunione di gabinetto, ha fatto sapere che «Israele respinge apertamente i diktat internazionali riguardanti una soluzione permanente con i palestinesi. Tale accordo sarà raggiunto solo attraverso trattative dirette tra le parti, senza precondizioni», chiarendo che «Israele continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese. Tale riconoscimento, sulla scia del massacro del 7 ottobre, darebbe un'enorme ricompensa al terrorismo senza precedenti e impedirebbe qualsiasi futuro accordo di pace».

Insomma ha ribadito la sua posizione bellicosa che finora ha portato il bilancio totale delle vittime palestinesi nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre ad almeno 28.663 morti e 68.395 feriti, secondo il Ministero della Sanità palestinese gestito da Hamas.

L’ospedale Nasser

L'esercito israeliano sta continuando ad agire nell'ospedale Nasser di Khan Younis in «un'operazione precisa e limitata contro l'organizzazione terrorista di Hamas», ha detto il portavoce militare secondo cui l'operazione si basa su «informazioni dell'intelligence che indicano che l'attività di Hamas è condotta dall'interno dell'ospedale». La fonte ha confermato che finora sono stati arrestati oltre 20 persone e decine di sospetti sono stati presi per essere interrogati.

«Sono stati trovati nell'area dell'ospedale - ha continuato - mortai, granate e altre armi di Hamas». Inoltre farmaci con i nomi degli ostaggi sono stati trovati nell'ospedale Nasser di Khan Yunis. Lo ha detto, citato dai media, l'Idf che «sta indagando sull'origine dei farmaci e il loro uso». Intanto il sistema sanitario a Gaza sta crollando e non ci sono farmaci. Solo 15 ospedali su 36 funzionano parzialmente, la maggior parte dei quali nel sud, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), e 13 strutture su 36 operano con capacità limitata. Il dottor Rik Peeperkor, rappresentante dell'OMS nei Territori palestinesi occupati, ha espresso il suo allarme, affermando che il personale è stato costretto a eseguire amputazioni a causa della mancanza di risorse per curare i pazienti.

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