Lo sdegno della comunità internazionale per quella che da molti viene definita “la strage di Gaza” è stato pressoché unanime. «Sono profondamente turbata dalle immagini di Gaza. Occorre fare ogni sforzo per indagare sull’accaduto e garantire la trasparenza», ha scritto ieri su X, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. E ancora: «Gli aiuti umanitari sono un’ancora di salvezza per chi ne ha bisogno e l’accesso a essi deve essere garantito. Siamo al fianco dei civili, sollecitiamo la loro protezione in linea con il diritto internazionale». Secondo le autorità sanitarie palestinesi, almeno 112 persone sarebbero rimaste uccise e più di 280 ferite nella tragedia vicino a Gaza City di giovedì, dove si è registrato il numero più alto di vittime civili da settimane.

L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Josep Borrell non ha esitato a definirla una «carneficina». Israele e Hamas hanno dato versioni contrastanti dell’accaduto. I miliziani sostengono che i soldati dell’esercito israeliano (Idf) hanno sparato contro la folla che aspettava la consegna di aiuti trasportati da un convoglio umanitario di camion, mentre l’Idf ha dichiarato che la stragrande maggioranza delle vittime sono state calpestate o travolte dai camion. Ieri il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è riunito d’urgenza e a porte chiuse su richiesta dell’Algeria che aveva presentato una dichiarazione che esprimeva profonda preoccupazione per gli spari deliberatamente diretti alla folla.

La mozione algerina non è stata approvata a causa del veto degli Stati Uniti, mentre invece ha ottenuto il sostegno degli altri 14 membri. «Il problema è che non conosciamo tutti i fatti», ha dichiarato alla stampa il viceambasciatore statunitense presso le Nazioni unite Robert Wood, spiegando che il testo deve riflettere «l’analisi necessaria per quanto riguarda l’attribuzione delle responsabilità». Sia il dipartimento di Stato americano che il ministero degli Esteri francese hanno fatto sapere di essersi attivati per cercare informazioni sull’accaduto.

Gli aiuti

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha affermato di essere rimasto «scioccato» da quest’ultimo episodio della guerra tra Israele e Hamas, affermando la necessità di un’indagine indipendente che possa stabilire i fatti. Ha poi criticato il potere di veto al Consiglio di sicurezza, dicendo che si è trasformato in uno strumento di paralisi dell’azione dell’unico organo Onu dotato di poteri coercitivi nei confronti degli Stati.

«Sono completamente convinto che una tregua umanitaria sia necessaria, come pure il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi, e dovremmo avere un Consiglio di sicurezza capace di ottenere tali risultati», ha dichiarato Guterres. Non è chiaro se l’episodio possa rappresentare un prima o un dopo nella guerra di Gaza, come a caldo alcuni commentatori israeliani e internazionali hanno paventato.

Tuttavia, la pressione internazionale esercitata su Israele sulla salvaguardia dei civili delle Striscia venerdì è diventata ancora più forte, come pure quella relativa agli aiuti umanitari che ormai da settimane faticano a essere distribuiti nelle zone di guerra.

La Commissione europea ha fatto sapere nel pomeriggio di aver aumentato per un importo pari a 68 milioni di euro il totale degli aiuti umanitari a Gaza per quest’anno e di voler procedere al pagamento di 50 milioni di euro a Unrwa, quando il trasferimento di fondi previsto per il mese di febbraio era di 82 milioni.

Il resto dei fondi sarà sbloccato una volta che Unrwa avrà chiarito la sua posizione in merito alle accuse di collusioni con Hamas formulate da Israele. Le autorità coinvolte nei negoziati sulla tregua continuano a nutrire caute speranze che un accordo possa essere raggiunto prima dell’inizio del mese di Ramadan il 10 marzo, festività sacra nel mondo islamico, malgrado i timori che le morti di giovedì potrebbero influenzare l’esito delle trattative o quantomeno ritardarne la conclusione.

«Speriamo di poter ottenere una cessazione delle ostilità e lo scambio degli ostaggi. Tutti riconoscono che abbiamo una data limite per ottenere un risultato, l’inizio del Ramadan» ha dichiarato il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry. Le famiglie di ostaggi hanno manifestato fuori dal consolato americano di Tel Aviv ieri chiedendo al presidente americano Joe Biden di fare pressioni sul governo per accettare un accordo. «L’amministrazione è più impegnata sul tema degli ostaggi del governo israeliano, quindi le famiglie degli ostaggi, insieme ad altri attivisti, chiedono all’ “adulto responsabile” di fare pressione e salvare i rapiti da Hamas e da un governo estremista», hanno dichiarato gli organizzatori delle proteste secondo i media israeliani.

«Questi sono giorni critici, un accordo è sul tavolo, il Ramadan si avvicina e ogni ora deve essere usata per trovare una soluzione». Verso sera Hamas ha comunicato per bocca del portavoce delle brigate al Qassam Abu Ubaida che sette ostaggi israeliani sono rimasti uccisi in un raid dell’Idf, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters. In uno stesso messaggio circolato su Telegram, le brigate al Qassam hanno dichiarato che 70 ostaggi sono rimasti uccisi sinora nella Striscia, vittime delle operazioni militari israeliane.

© Riproduzione riservata