Luiz Inácio Lula da Silva ha cominciato il suo nuovo mandato come presidente del Brasile. Ha giurato nella capitale Brasilia e ha ricevuto la fascia verde-oro che tradizionalmente viene passata dal presidente uscente al nuovo in un gesto di transizione pacifica, ma non dal suo predecessore Jair Bolsonaro, che nel frattempo si è spostato in Florida. 

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Bolsonaro è volato a Orlando già venerdì sera e avrebbe intenzione di restare negli Stati Uniti almeno un mese. Contro di lui sono in corso una serie di indagini legate alle iniziative prese durante il suo periodo al governo. Con il termine del suo mandato da presidente, si esaurisce anche l’immunità che lo proteggeva dagli inquirenti. È anche improbabile che la sua presenza negli Stati Uniti possa proteggerlo dall’azione delle procure brasiliane. 

Venerdì, prima di partire, aveva rotto il silenzio che sta tenendo da settimane ormai, incoraggiando i suoi sostenitori a non smettere di manifestare contro l’esito delle elezioni da cui è uscito sconfitto e di cui ha più volte messo in dubbio la credibilità. «Viviamo in una democrazia, oppure no. Nessuno vuole un’avventura». 

L’insediamento

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Lula eredita un paese profondamente diviso, come è emerso anche dalle elezioni, dove lui e il suo avversario hanno lottato testa a testa. La cerimonia ha portato nella capitale migliaia di sostenitori del nuovo presidente, ma fuori dal quartier generale dell’esercito restano accampati, come lo sono dal giorno delle elezioni, numerosi sostenitori dello sconfitto Bolsonaro. 

Nel discorso che ha tenuto al termine della cerimonia di insediamento, che ha visto sfilare il nuovo presidente in auto lungo le vie della capitale, Lula ha promesso di rilanciare l’economia, combattere fame e deforestazione, ma soprattutto proteggere la democrazia dopo gli anni di Bolsonaro. 

«Oggi, dopo la terribile sfida che abbiamo vissuto, dobbiamo dire “Democrazia per sempre”». Lula è già stato presidente del Brasile due volte, dal 2003 al 2010: all’epoca però, il clima sociale era ben diverso e l’economia più forte. 

Lula ha evocato anche le possibili conseguenze che Bolsonaro potrebbe dover subire per le sue azioni. «Non vogliamo la vendetta contro coloro che hanno cercato di soggiogare la nazione ai loro piani personali e ideologici, ma garantiremo lo stato di diritto. Chi ha sbagliato ne risponderà» ha detto davanti al Congresso. 

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