L’Unione europea ha sanzionato il contestato presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, e altri 14 ufficiali del suo governo, fra cui il figlio Viktor. Le misure prevedono il divieto di entrata sul suolo comunitario per i membri del regime e il congelamento dei loro beni. In precedenza l’Unione aveva già sanzionato altri funzionari del governo di Lukashenko e non aveva riconosciuto le elezioni, tenutesi nel paese il 9 agosto. Le consultazioni avevano visto la vittoria di Lukashenko che era stato accusato però di brogli da parte dell’opposizione.

Da mesi le strade della capitale del paese, Minsk, sono riempite dai mainfestanti che chiedono a Lukashenko, al potere dal 1994, di fare un passo indietro. Solo la settimana scorsa, si è svolto un sciopero generale nel paese lanciato dalla leader dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, che dall’esilio in Lituania aveva chiesto ai bielorussi di iniziare uno sciopero generale se il presidente non si fosse dimesso entro il 25 ottobre. Le forze dell’ordine avevano poi arrestato centinaia di manifestanti e Lukashenko aveva detto che tutti gli studenti e professori universitari che avevano partecipato alla protesta sarebbero stati «espulsi».

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