Presentando le priorità della prossima presidenza di turno dell’Unione europea, Emmanuel Macron propone una riforma dello spazio Schengen. Il presidente francese vuole una «politica coerente di gestione delle frontiere esterne, condizione preliminare per la libera circolazione all’interno dello spazio Schengen». Il presidente francese non ha annunciato modifiche sul tema delle frontiere interne.

I controlli sono tuttavia la regola a Briançon, al confine con l’Italia. Le associazioni denunciano respingimenti illegali, la militarizzazione della frontiera, comportamenti violenti da parte delle forze dell’ordine e il disimpegno dello stato nei confronti dell’accoglienza dei migranti. Associazioni e i cittadini garantiscono un tetto, cibo e cure ai migranti. Dal 2017 a oggi l’associazione Refuges Solidaires ha accolto 18mila persone.

I nuovi locali, ribattezzati Terrasses Solidaires e inaugurati a fine ottobre, sono stati chiusi pochi giorni dopo di fronte all’afflusso di circa 200 persone, in maggioranza afghani e iraniani. La struttura non poteva offrire condizioni sicure e dignitose, visto che può accogliere al massimo sessanta persone. Così, la chiesa ha aperto le porte ai migranti.

In seguito nel giardino parrocchiale è stato installato un tendone umanitario, riscaldato, prestato da Medici senza frontiere. Decidendo di chiudere, il rifugio intendeva spingere lo stato a gestire l’accoglienza creando un proprio dispositivo. Richiesta respinta immediatamente dalla prefettura e poi anche dal tribunale amministrativo di Marsiglia, a cui si è rivolta l’associazione Tous Migrants accusando la prefettura «di aver violato in modo grave e illegale il diritto alla vita degli esuli», non proteggendoli dal freddo e negando loro le cure di base.

Il tribunale sostiene che a Briançon non esiste più una situazione di emergenza visto che il numero di migranti è diminuito e che i tamponi vengono realizzati dalla Croce rossa permettendo ai migranti di andar via in treno. Il rifugio ha riaperto e l’accoglienza resta dunque un compito delle associazioni e dei cittadini.

I compiti dello stato

«Dando ragione alla prefetta, la giustizia ha dimenticato che spetta allo stato la responsabilità dell’accoglienza d’emergenza; e invece sono le associazioni a dover compensare i fallimenti dello stato. Noi ovviamente continueremo a interpellare lo stato», dice Michel Rousseau, co-presidente dell’associazione Tous Migrants.

«Su in montagna, di notte le temperature hanno già raggiunto i -15 gradi. La tenda di Medici senza frontiere non può bastare. Sono stati installati dei bagni per cantieri, ma queste non sono condizioni dignitose. Al rifugio la situazione varia ogni giorno e presto potremmo ritrovarci nella stessa situazione di ottobre con più di 200 persone». Il recente incremento delle forze dell’ordine mette ancora più in pericolo i migranti, avverte.

«È come se fossimo in guerra, ci sono 200 militari in montagna contro persone che sono state costrette a fuggire dai propri paesi e che adesso provano a passare lungo sentieri che si trovano ancora più in alto, con tutti i pericoli legati a neve e valanghe. Si tratta di persone vulnerabili, ci sono molte famiglie con bambini piccoli e persone anziane».

Dal 2016 sono stati effettuati 12mila respingimenti alla frontiera, stando ai dati della prefettura. Questa pratica è sistematica e riguarda anche i minori non accompagnati, denuncia Tous Migrants, secondo cui le richieste di asilo non vengono quasi mai prese in considerazione, e quando accade non viene rispettato il diritto a un interprete, a un medico o a un avvocato.

Se una persona rifiuta di tornare in Italia o viene fermata a oltre 10 chilometri dalla frontiera, si vede imporre l’obbligo di lasciare il territorio francese e spesso il divieto di ritornarvi. «Con l’effetto di condannare le persone alla clandestinità nello spazio Schengen e il rischio di rinvio verso paesi dove la loro vita è spesso minacciata. Invece di spiegare che il mondo è complesso, si fa leva sulla paura, si fabbricano delle persone indesiderabili. Si tratta di crimini contro l’umanità».

La commissione d’inchiesta

LaPresse

L’operato dello stato a Briançon, come a Mentone e Calais, è condannato dal rapporto di una commissione d’inchiesta parlamentare sulle migrazioni, composta in gran parte da deputati de La République en Marche, il movimento di Macron, e che nel corso di 6 mesi (maggio-ottobre 2021) ha realizzato osservazioni sul campo e audizioni di migranti, politici e funzionari francesi e stranieri, associazioni, operatori umanitari, docenti universitari.

«La Francia non mantiene i propri impegni in materia di diritto nazionale e internazionale», sottolinea il rapporto, definendo “allarmante” la situazione dei diritti umani dei migranti e delle loro condizioni di vita. Quanto agli esuli afgani, lo stato «non agisce come dovrebbe». Secondo il rapporto, il ripristino dei controlli alla frontiera interna dal 2015 sulla base della lotta contro il terrorismo non rispetta gli accordi di Schengen.

Questi ultimi prevedono controlli soltanto «in caso di grave minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza intera di uno stato membro». Soddisfatte le ong della Cafi (Coordinamento dell’azione alle frontiere interne) fra le quali Amnesty International, Medici del mondo, Medici senza frontiere e la Caritas francese, che da due anni chiedevano l’istituzione della commissione. La maggior parte delle loro proposte è stata accolta, conferma Agnès Lerolle della Cafi. Innanzitutto la raccomandazione di affidare la politica migratoria, attualmente monopolizzata dal ministero degli Interni, a vari ministeri, e di aprire un dialogo fra tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni alle associazioni. E poi la fine della politica delle espulsioni a Calais e delle pratiche illegali lungo tutte le frontiere, il rafforzamento del dispositivo d’accoglienza, la rimozione degli ostacoli all’accesso alle cure sanitarie per tutti i migranti, la possibilità per i richiedenti asilo di lavorare, la creazione di vie legali di migrazione.

A livello europeo, se Macron punta a una «migliore organizzazione della gestione delle migrazioni» – in particolare «un’armonizzazione in materia di asilo e di accompagnamento dei rifugiati e dei migranti sul territorio europeo» – la commissione d’inchiesta chiede la creazione di un servizio di asilo europeo. Per la Cafi è indispensabile «porre fine alla politica di gestione dei flussi e all’approccio sicuritario e rimettere la protezione dei diritti fondamentali al centro della riflessione europea».

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