I raid dell’esercito russo avrebbero colpito almeno 27 diverse aree della capitale. «Il mondo intero, gli Stati Uniti e l'Europa devono finalmente rispondere come una società civile risponde ai terroristi», ha scritto il presidente ucraino su X
Almeno 14 persone sono state uccise e 99 feriti nell’ultimo attacco dell’esercito russo che ha preso di mira la capitale ucraina. In mattinata il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, aveva annunciato su Telegram che il numero dei feriti era in aumento e che «oltre 40 persone sono state trasportate nelle strutture mediche della città». I soccorritori sono ancora al lavoro e al momento non c’è ancora un dato definitivo sulle vittime.
Nel quartiere di Solom'yans'kyi, il crollo di un ingresso di un edificio residenziale ha provocato la morte di 14 persone. Il capo dell'Amministrazione militare della citta' di Kiev, Timur Tkachenko, ha confermato il dispiegamento di ulteriori punti di accoglienza e ha invitato la popolazione a rispettare gli allarmi antiaerei, avvertendo che «il nemico potrebbe colpire di nuovo».
Secondo i primi dati a disposizione delle forze armate, i raid russi hanno colpito almeno 27 diverse aree della capitale Ucraina nel corso della notte.
La reazione
Dopo il pesantissimo attacco russo la presidenza ucraina denuncia l'assenza di «una reazione adeguata da parte del mondo civilizzato». In un post su Telegram, il consigliere di Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak ha scritto: «Uno stato dotato di armi nucleari può semplicemente uccidere i civili negli edifici, rifiutare il cessate il fuoco e non ricevere comunque una risposta adeguata dal mondo civilizzato. Perché dovrebbe? E quanti altri cittadini e bambini devono morire?».
Per Zelensky, invece, «il mondo intero, gli Stati Uniti e l'Europa devono finalmente rispondere come una società civile risponde ai terroristi». In un post su X il presidente ucraino ha scritto: «Putin lo fa solo perché può permettersi di continuare la guerra. Vuole che la guerra continui. È sbagliato che i potenti di questo mondo chiudano un occhio. Siamo in contatto con tutti i partner a ogni livello possibile per garantire una risposta adeguata. Sono i terroristi che devono sentire il dolore, non le persone innocenti e pacifiche».
Russia e Corea del Nord
Il capo del Consiglio di Sicurezza russa, Serghei Shoigu, è arrivato in Corea del Nord per incontrare il leader Kim Jong Un per la seconda volta in meno di due settimane. Shoigu, ex ministro della Difesa, «è arrivato a Pyongyang su ordine speciale del presidente russo Vladimir Putin per uno scambio con i funzionari nordcoreani nel quadro dell'attuazione degli accordi raggiunti durante la sua ultima visita del 4 giugno», si legge in una dichiarazione del Consiglio citata dalle agenzie di stampa.
Il leader nord coreano Kim Jong Un ha da sempre sostenuto Mosca, fornendo anche un «sostegno incondizionato» nel conflitto in Ucraina.
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