La vicenda della Blue Power, la società dell’ex socio di Massimo D’Alema che nel 2020 ha ricevuto 35 milioni di euro dall’Eni in una transazione extragiudiziale, è nota da tempo alla procura di Milano. Come abbiamo scritto, è stato l’ex avvocato esterno dell’Eni Piero Amara a raccontare per la prima volta a verbale, ai pm Laura Pedio e Paolo Storari, la sua versione dei fatti e le presunte trattative a cui avrebbe partecipato l’ex premier per far arrivare decine di milioni di euro in primis a Francesco Nettis, proprietario della sconosciuta società e già socio in affari della famiglia D’Alema.

Interrogato dai pm il 24 novembre, Amara parla di un «incontro avvenuto presso la fondazione Italianieuropei» con l’ex leader dei Ds e Pds. Lancia accuse pesanti, compresa quella di una tangente da 10 milioni da dividere tra lui, il lobbista Alessandro Casali e Liberi e uguali, lista elettorale di cui D’Alema era uno dei principali animatori.

L’avvocato teme però che i giudici, guidati dall’ex procuratore Francesco Greco, non gli credano. Nei mesi successivi prova a procurarsi delle prove per sostenere le sue dichiarazioni. Lui e il suo amico e sodale, Giuseppe Calafiore, si trasformano in agenti provocatori. Si armano di registratore nascosto e prendono tre appuntamenti con Casali, definito da Amara nel verbale l’uomo «con cui D’Alema mi disse di parlare per tutto il resto dell’operazione» Blue Power.

I tre non si vedono da tempo, da quando i due legali siciliani sono stati arrestati. L’obiettivo della coppia («sono il gatto e la volpe, volevano incastrare D’Alema perché tra noi c’è un rapporto di stima», ci dice adesso Casali) è quello di fare parlare l’imprenditore della comunicazione di quanto era accaduto tre anni prima.

L’incontro al bar

Risulta a Domani che le conversazioni registrate e sequestrate a Calafiore dalla procura di Perugia – che sta per inviarle a Milano – siano almeno tre. Due sono tra Casali e Calafiore, e sarebbero datate tra marzo e aprile del 2020, verso la fine del primo lockdown. Nella prima Casali saluta calorosamente Calafiore da poco uscito di galere, poi lo redarguisce: «Però sei un animale, non ti sei fatto sentire, anche per il piacere di stare insieme». Aggiunge che ormai si occupa «di relazioni istituzionali, di business scouting, relazioni industriali, ho clienti che sono le banche....». Calafiore ride: «Quello che fa il tuo amico Massimo, in piccolo». Casali: «Stiamo lavorando insieme, il presidente è più potente che mai. Lui è due spanne sopra tutti...credimi...e poi io non sono nemmeno di quella parrocchia (Casali, ex fedelissimo di Claudio Scajola, è sempre stato di centrodestra, ndr). Però poi, guardando lui, dico: “Ma che cazzo! Non abbiamo capito un cazzo, loro facevano cose e noi guardavamo”. Lui ha il Mef (al tempo ministro dell’Economia era Roberto Gualtieri, di scuola dalemiana e per anni nel board scientifico della fondazione Italianieuropei, ndr), il ministro della Salute (Roberto Speranza, ndr), Cassa depositi e prestiti...lui è stato presidente del Copasir e gli vogliono un bene dell’anima, è l’unico italiano che parla con il presidente della Cina Xi Jinping».

D’Alema a Domani ha definito la registrazione «una velina di merda», e il suo amico Casali un «cazzaro e un millantatore». Un giudizio pesante nonostante l’ex premier abbia poi ammesso di essere stato «invitato da lui ad alcune cene durante l’anno». L’imprenditore ha poi aggiunto di aiutarlo a trovare clienti per l’azienda vinicola («altra cazzata», dice D’Alema, che su alcuni siti è però immortalato con l’amico a “Vini nel Mondo”, kermesse organizzata proprio da Casali).

Parlando con Calafiore, Casali non ha freni. «Io sto lavorando alacremente affinché sia lui a fare il prossimo presidente della Repubblica, perché senno c’abbiamo quella merda di Prodi, che lo sai anche tu che fa solo i cazzi suoi». È a quel punto che Calafiore butta l’esca, tirando fuori «l’incontro di metà 2017» di cui Amara, qualche mese prima, aveva parlato con i magistrati. «Poi con noi è stato estremamente cortese...ricordo quando tu portasti Piero alla fondazione Italianieuropei, eravate insieme no? Piero mi parlò benissimo dell’incontro che avete avuto voi», dice. Casali non smentisce, anzi: «Tu non sei voluto venire quel giorno...». Calafiore allora prova l’abboccamento, e parla di Blue Power: «Ti ricordi che ci siamo visti sotto? Quella su Blue Power, te la ricordi quella che avevamo iniziato con lui?». Casali sembra ricordarsi benissimo, e cita subito l’Eni che sta transando con Nettis: «Sì certo, chiaro. L’ho portato a te...nel frattempo il presidente si è rafforzato pesantissimamente con Descalzi (ad di Eni, ndr). Perché Descalzi gli ha detto: “Presidente, venga a fare il presidente dell’Eni, noi abbiamo bisogno di un ministro degli Esteri che venga a fare relazioni. Io sono un uomo prodotto, lei è il numero uno delle relazioni internazionali, noi insieme diventiamo la prima compagnia del mondo”».

La tangente

Al tempo della registrazione, il risiko delle nomine delle partecipate di stato impazzava sui giornali, e nelle settimane precedenti i giornali avevano dato davvero D’Alema come possibile candidato alla presidenza di Eni, poi assegnata dal governo Conte a Lucia Calvosa. Calafiore incalza l’interlocutore: «Io ti chiamavo soltanto per quella vicenda (la transazione Blue Power-Eni, ndr), siccome mi dicono che è stata ripresa...». Casali: «Ma è stata ripresa per Descalzi...però informiamoci sennò non vorrei che lui ci dice: “Oh, che cazzo volete”». Calafiore: «Tu mi dicesti, quando sei uscito dalla fondazione Italianieuropei: “Peppe, dieci milioni dobbiamo metterli da parte...”».

A questo punto si intuisce l’agitazione di Casali, forse spaventato che qualcuno possa sentire la chiacchierata. Non nega nulla di quanto ha appena detto Calafiore, che intanto lo tranquillizza: «Vabbè ma i telefoni li abbiamo tolti»: Casali: «E ma non si sa mai....». Calafiore esclude la presenza di microspie e rilancia: «Ma qui niente c’è. Ci vengo sempre...ora siccome si sta riproponendo la storia...Che faccio, non vi devo chiamare? Se vuoi, non ti dico niente».

Casali chiarisce allora che vuole ancora essere della partita: «Nooo, non hai capito, ma che stai scherzando». Calafiore: «Però è giusto che ci vai a parlare con lui (D’Alema, ndr), perché tu mi aveva detto: “Peppe, tre li devi mettere da parte perché servono per Leu”. E poi mi dicevi tu come fare, no, e il resto ce li dovevamo dividere». Casali sembra ricordarsi assai bene: «Certo, era così. Però lui ora mi dirà, visto quello che è successo (gli arresti di Amara e Calafiore avvenuti qualche tempo prima, ndr), perché lui è un uomo attento e, pensa, non ha detto “a”. “Mi dispiace per quegli amici”, mi fa. Queste sono le uniche frasi che sono state dette sulla vicenda. Questo per dirti com’è lui. Lui poteva dirmi: “Oh! Tu ti devi stare attento a chi mi porti”. Poteva dì benissimo...ma non l’ha fatto. Comunque mi informo subito, io lo vedo tutte le settimane».

Casali ha spiegato a Domani che se è vero che lui ha organizzato l’incontro con Amara (che D’Alema invece esclude categoricamente) non si è però discusso di Blue Power. «Si parlò di geopolitica», ha detto. «Le mie parole nella registrazione sui soldi e la società di Nettis? Frasi a vanvera, sai quando uno dice delle cose senza contezza, non sapevo nemmeno perché le dicevo, era Calafiore a provocarmi...».

Riecco De Santis

Sarà. Ma quando l’avvocato siciliano dice preoccupato che in passato dell’affare «lui aveva fatto interessare De Santis, che è il suo uomo no?», Casali dice secco: «No, questo tempo prima....me lo ricordo benissimo, però attenzione, a maggior ragione, siccome De Santis è uno che...». Calafiore: «...si allarga». Casali: «Lui potrebbe dire: “Questi cialtroni! Ho fatto io l’operazione”. Comunque, qual era il punto d’incontro? 80-100 milioni?». Calafiore: «120-130». Casali chiarisce: «Una parte a me e una parte a te...c’è spazio per tutti. Adesso dobbiamo capire pure come mandarli questi soldi».

Per la cronaca, l’imprenditore pugliese Roberto De Santis è amico storico dell’ex premier, ed è oggi indagato dalla procura di Roma per traffico di influenze per una compravendita di milione di mascherine dalla Cina. Inchiesta dove D’Alema è citato più volte dagli indagati (tra cui Vittorio Farina), talvolta pedinati mentre entravano nella sede di Italianieuropei.

L’incontro tra i due dura una quarantina di minuti. Casali e il sodale di Amara si scambiano anche informazioni sulla sanità, sul «presunto uomo delle nomine di Nicola Zingaretti nel Lazio» che Casali individua nel consigliere regionale del pd Franco Refrigeri, «uno che non conosce nessuno, ma parla con tutti». Il lobbista sembra sapere molte cose soprattutto del suo eroe, «il presidente D’Alema». Dice che è stato «nominato presidente dell’advisory board di Ernst & Young», notizia che nessun giornale al tempo aveva ancora dato. Calafiore: «È vero, me l’avevi detto...che pigliava 500mila l’euro l’anno». Casali: «Bravo. Vedi che ti ricordi?». Calafiore: «Che fa? Gli porta i clienti e poi si piglia i soldi? Se lo facevamo io e tu ci arrestavano». Casali: «Certo. Però gli vogliamo bene a lui...è una persona per bene».

Il meeting davanti a un caffè finisce con una richiesta da parte di Casali, che a Domani (e alla procura di Perugia, che lo ha interrogato sulla registrazione) ripete che le sue frasi sono parole dal sen fuggite. «Oggi con lui non posso sgarrare manco di un millesimo...perché sennò se ci perdiamo la sua fiducia poi è un casino. Quindi...vai a verificare bene questa cosa di Blue, come si chiama, Blue Power. Gli appunti che avevo? Sì, ma io brucio tutto...hai capito che devi fa’? Devi andare a capire bene, e poi devi dire “Alessandro, siamo pronti a chiudere”. Per dire, a 120 (milioni, ndr)...quando sei pronto io vado da lui e allora: “Ho incontrato l’avvocato, mi ha detto che adesso si può ripartire su quel discorso. Posso partire? Non possiamo scherzare”...».

 

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