Producono ricchezza, pagano molti più contributi di quanti ne ricevano in termini di servizi dedicati, fanno sempre più impresa, concorrono alla crescita del Pil, la loro presenza aumenta il livello culturale, sociale e umano delle nostre comunità, eppure gli immigrati restano ai margini delle nostre società, vittime di pregiudizi atavici che li relegano su un piano di subalternità permanente.

La fotografia che la 32° edizione del Dossier Statistico Immigrazione – realizzato dal Centro studi e ricerche Idos in partenariato con il Centro studi Confronti e l’Istituto di Studi Politici S. Pio V – ci restituisce del mondo “immigrazione” in Italia (e non solo), mostra un paese ancora vittima di convincimenti stereotipati che talvolta prendono forma di leggi.

Il tutto in un contesto europeo preoccupante che produce muri (oltre 1000 km eretti illegalmente anche in area Schengen, ndr), esternalizzazione della gestione (Libia e Turchia) viaggi infernali e morte: nel Mediterraneo, il luogo di migrazione più fatale al mondo, solo negli ultimi otto anni, sono morte circa 25mila persone. A queste vanno aggiunte le tante decedute prima di arrivare sulla costa.

Dei 281 milioni di individui che nel 2021 sono emigrati nel mondo, circa il 90 per cento lo hanno fatto perché costretti da eventi drammatici. Considerando nuovi esodi oltre a quelli ucraini, alla fine del 2022 supereranno abbondantemente i 100.

Da noi arrivano sempre meno migranti, sia economici (secondo il nuovo rapporto della Fondazione Moressa sempre più immigrati cercano impiego in altre nazioni facendo così calare il loro contributo al Pil dal 9,5 per cento al 9 per cento), che forzati. Nel complesso, però, tendiamo a ingigantire il fenomeno o a fare molta confusione tra stranieri residenti (quasi 5,2 milioni, il 9 percento della popolazione) e irregolari che sono 520mila, un decimo (secondo l’ultimo Eurobarometro per il 54 percento degli italiani ci sono più immigrati irregolari che regolari, la media Ue è 33 per cento).

Tutto ciò, come riporta il dossier, ha condotto a un azzeramento de facto dei flussi migratori legali per cittadini extra-Unione che desiderino entrare in Italia per studiare o lavorare o perché costretti a fuggire per guerre o disastri ambientali, e favorito un progressivo aumento della domanda di ingressi illegali gestita interamente dai trafficanti.

La tendenza è in perfetta linea con il resto della Ue e delle sue politiche totalmente schizofreniche: il 4 marzo 2022, a poche settimane dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’Ue ha attivato per la prima volta la Direttiva 2001/55/Ce, che garantisce ai profughi una protezione temporanea che prevede l’abolizione del visto di ingresso, un titolo di soggiorno di un anno rinnovabile, la possibilità di ottenere un lavoro, un’abitazione e accedere ai servizi.

Nel giro di otto mesi sono entrati nell’Ue circa 7,5 milioni di ucraini che hanno potuto scegliere il paese di destinazione e circolare liberamente. «Resta da capire – denuncia Claudio Paravati, direttore di Confronti -  perché per un numero di migranti forzati molto più limitato (nel 2021 sono sbarcate in Italia 67.040 persone, di cui 9.478 minori soli, in Ue 200mila circa, fonte Dossier), non si adotti lo stesso sistema e si perpetui una vergogna per un continente che costringe decine di migliaia di migranti a viaggi della morte, li respinge, gli usa violenza ai confini o affida a paesi come Libia e Turchia la gestione dei flussi». Le aberrazioni europee si moltiplicano e ai casi di appalto esterno a paesi discutibilissimi, si aggiunge la creatività dei governi inglese e danese che hanno fatto un accordo con il Rwanda per la deportazione dei migranti giunti sul loro suolo.

L’impatto del clima

Il dossier presenta una mole di notizie utili a comprendere il fenomeno nella sua complessità. Tra queste spicca la progressiva crescita dei migranti climatici nel mondo – «solo nel 2021 23,7 milioni per cause ambientali» – e in Italia: i primi paesi di origine delle persone arrivate da noi lo scorso anno sono tra quelli più colpiti da siccità e alluvioni. O il fatto che l’accoglienza agli ucraini  nel nostro paese ha presentato varie falle.

Le oltre 150mila persone in fuga sono state accolte soprattutto dai connazionali residenti in Italia,  mentre, a causa di un’impostazione burocratica ed emergenziale, ha deluso ampiamente l’ospitalità diffusa nelle famiglie: 287 su quasi 6mila posti disponibili.

«Nonostante gli immigrati assicurino all’erario un guadagno considerevole (nel 2021 il saldo netto tra le entrate-spese è stato positivo per 1,3 miliardi di euro, fonte dossier) – spiega Luca Di Sciullo, presidente Idos -  restano scarsi fruitori della ricchezza che concorrono a produrre: 1,6 milioni di loro è in condizione di povertà assoluta, pari al 30 per cento di tutti poveri che vivono in Italia. È dunque contro i propri interessi che l’Ue e l’Italia continuano a mettere in atto politiche di chiusura, alimentando i pericolosi attraversamenti irregolari delle frontiere: nel 2021, a fronte di 67mila migranti sbarcati in Italia, oltre 32mila sono stati bloccati in mare e riportati in Libia dove subiscono violenze, torture e stupri, mentre 1.500 sono annegati durante la traversata».

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