Nella giornata dell’anniversario di sei mesi dall’invasione russa dell’Ucraina la Moldavia, un fazzoletto di terra senza sbocchi sul mare stretto fra il confine occidentale di Kiev e la Romania, ha diffuso proiezioni economiche preoccupanti per l’anno in corso: crescita zero, dopo il +14 per cento dello scorso anno, inflazione quasi al 30 per cento e settore agricolo, di gran lunga il più importante per l’economia, in contrazione del 18 per cento.

Sui contadini della Moldavia, già appendice più povera dell’Europa, non pesa soltanto lo sconvolgimento provocato dalla guerra delle catene di approvvigionamento via terra attraverso l’Ucraina, il blocco del porto di Odessa, l’aumento dei prezzi di benzina, fertilizzanti e gas che arriva pressoché solo dalla Russia, oltre che la siccità che asseta le vaste distese di prodotti agricoli.

Da metà agosto, infatti, sono arrivate anche le nuove sanzioni di Mosca che, indispettita dalle politiche del governo filo-Bruxelles, ha bloccato tutte le importazioni di prodotti agricoli dall’ex repubblica sovietica. «La controparte moldava è stata ripetutamente informata, ma non è arrivata la risposta necessaria. Le misure adottate dalla Moldavia per adeguarsi ai requisiti fitosanitari (…) non sono sufficienti», ha fatto sapere il Servizio federale per la supervisione veterinaria e fitosanitaria di Mosca.

In passato più volte la Russia ha addotto ragioni sanitarie per imporre sanzioni economiche alla Moldavia. Non a caso quest’ultimo provvedimento esclude dalle limitazioni la Transnistria, la regione filo-russa dove stazionano fin dall’epoca del disfacimento dell’Urss circa duemila soldati di Mosca. E che mantiene un auto-governo di fatto malgrado Chisinau e i partner internazionali la considerino parte integrante della Moldavia.

La risposta di Chisinau

Russian President Vladimir Putin attends a meeting in Moscow, Russia, Thursday, Aug. 25, 2022. Russian President Vladimir Putin has ordered the Russian military to increase the size of the country's armed forces by 137,000 amid Moscow's military action in Ukraine. (Mikhail Klimentyev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

Secondo l’autorità russa responsabile degli standard sanitari di piante e animali la Transnistria, nota in russo e presso i locali come Pridnestrovia, non presenterebbe le stesse problematiche igienico-sanitarie del resto del paese. Immediata la reazione del ministro degli Esteri e dell’Integrazione europea Nicu Popescu, sul canale televisivo Moldova1. «La Moldavia produce frutta e verdura di qualità molto elevata e sta conquistando nuovi mercati», ha detto.

Popescu ha poi denunciato la natura politica dell’iniziativa. «Sappiamo che parecchie restrizioni ai nostri export verso la Federazione russa sono state imposte in passato per motivi politici. È una cosa che avveniva regolarmente per vino, frutta e verdura». Infine, la stoccata a Mosca: «Il mercato dell’Unione europea ha degli standard molto alti, e non ha avanzato obiezioni rispetto alla qualità dei prodotti».

Le nuove sanzioni di Mosca colpiscono anche la Gagauzia, un’altra regione filo-russa che, a differenza della Transnistria, al momento del distacco della Moldavia dall’Urss si è accontentata di uno statuto speciale e non ha combattuto una guerra per mantenere l’autonomia politica.

Tuttavia, alla luce delle nuove misure, le autorità regionali hanno fatto sapere di voler negoziare direttamente con Mosca le proprie esportazioni di frutta e verdura. L’attuale governatrice, Irina Vlah, nel 2015 aveva fatto campagna con lo slogan “Insieme alla Russia”. In passato la regione prevalentemente russofona era stata più volte esentata dalle rappresaglie commerciali di Mosca.

Le misure dell’Ue

European Council President Charles Michel, right, greets Moldova's President Maia Sandu prior to a bilateral meeting on the sidelines of an Eastern Partnership Summit in Brussels, Wednesday, Dec. 15, 2021. European Union leaders meet Wednesday with partner nations on its eastern borders, with the Russian military buildup on Ukraine's border as the main point of focus. (Kenzo Tribouillard, Pool Photo via AP)

Durante l’estate, per sostenere il settore agricolo di Chisinau e soccorrere il governo europeista di Maia Sandu, l’Ue ha liberalizzato ulteriormente le importazioni dei prodotti moldavi. Dal 2014 il paese di lingua rumena gode di un accordo di associazione e dell’accesso di alcuni settori dell’economia a un cosiddetto “Accordo di libero scambio globale e approfondito”. Ora, alla luce degli sconvolgimenti legati alla guerra in Ucraina, l’Ue ha concesso l’esportazione senza dazi per la durata di un anno a sette nuovi prodotti: pomodori, aglio, uva, mele, prugne, succo d’uva. In questo modo le politiche russe contribuiscono a riorientare le direttrici commerciali moldave, rendendo Chisinau più autonoma dal Cremlino.

Alla vigilia dell’accordo di associazione con l’Ue, nel 2014, la Russia impose un secondo divieto alle importazioni di vino moldavo, sul modello di un primo provvedimento del 2006. L’industria del vino, uno dei prodotti più importanti per la Moldavia, prima esportava per tre quarti verso la Russia, mentre ora vende quasi esclusivamente in Europa e occidente.

All’epoca però le autorità russe furono leste a rilassare le restrizioni per i territori della Gagauzia. Nell’ambito della guerra in Ucraina, sia Transnistria che Gagauzia sono state fonte di preoccupazione per Chisinau, a causa delle pulsioni autonomiste dei leader politici e dei sentimenti filo-russi della popolazione.

Ondata di profughi

Dal 24 febbraio scorso la Moldavia, la cui superficie è di non molto più grande di quella di una regione media italiana e la cui popolazione è la metà di quella della Sicilia (due milioni e mezzo di persone), è stata attraversata da quasi mezzo milione di profughi ucraini.

Di questi meno di 100mila sono rimasti nel paese piuttosto che proseguire verso le zone più ricche d’Europa. Immediatamente dopo l’invasione, lo scorso 3 marzo, la leader europeista Sandu ha ufficializzato la richiesta di adesione all’Unione europea e manifestato piena solidarietà all’Ucraina. Lo scorso giugno Bruxelles le ha accordato lo status di paese candidato.

Tuttavia la dipendenza da Mosca rimane forte – in particolare in fatto di gas, importato quasi esclusivamente dalla Russia. L’aumento dei prezzi dell’energia è costato parecchio anche in termini di popolarità alla leader europeista, che i critici accusano di insistere su problematiche centrali al processo di integrazione europea, come la corruzione, senza occuparsi della povertà crescente e dei problemi reali delle persone. Il leader dell’opposizione Igor Dodon, legato a doppio filo al Cremlino, si prepara ad approfittarne.

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