Le forze militari continuano a sedare le proteste contro il golpe con la violenza. Si teme che il numero delle vittime possa salire ancora. Allarme dell’Onu. Lo scorso lunedì la leader Suu Kyi è stata ascoltata da un giudice in videoconferenza
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Durante le proteste di oggi in quattro diverse città del Myanmar, le forze dell'ordine hanno ucciso 38 manifestanti. Il numero è stato confermato da un inviato delle Nazioni unite e si teme possa continuare a salire. Nei video diffusi in rete si vedono i militari che lanciano fionde sulla folla, inseguono e picchiano brutalmente anche i membri di un equipaggio dei soccorsi dopo averli arrestati.
Il numero delle vittime ha superato il record di domenica 28 febbraio, giorno in cui i militari avevano ucciso 18 persone.
Il golpe
Le proteste dei cittadini vanno avanti da un mese, quando il primo febbraio scorso le forze armate hanno rovesciato il governo democratico di Aung San Suu Kyi, al potere nel paese dal 2015, con un golpe militare . La polizia ha già arrestato oltre 500 persone e stando a un rapporto pubblicato da Amnesty International , a seguito della verifica dei video delle proteste, sta sedando le rivolte sparando proiettili veri sulla folla. L'11 febbraio scorso è stata colpita una ragazza di 19 anni.
Le accusano un Suu Kyi
I golpisti militari accusano la leader della Lega nazionale democratica di aver importato illegalmente dei walkie talkie all'interno del paese e di aver violato le norme che limitavano la diffusione del Covid-19. Inoltre, secondo l'accusa, avrebbe anche violato la legge sulla comunicazione e incitato i cittadini al disordine pubblico.
Suu Kyi è stata ascoltata dal giudice in videoconferenza lo scorso primo marzo. Nel caso in cui dovrebbe essere condannata, le forze militari potrebbero impedirle di candidarsi alle elezione previste per la fine dell'anno in Myanmar.
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