La leader birmana arrestata dai golpisti militari, Aung San Suu Kyi, è comparsa davanti al giudice in videoconferenza per rispondere a due nuove accuse formulate nei suoi confronti. In particolare è imputata per violazione delle legge sulla comunicazione e incitamento al disordine pubblico.

Suu Kyi era già stata accusata, nelle scorse settimane, di aver importato illegalmente dei walkie talkie all’interno del paese e di aver violato le norme che limitavano la diffusione del Covid-19. Qualora venisse condannata, i militari potrebbero impedirle di partecipare alle elezioni che la giunta ha promesso si terranno alla fine dell’anno, concludendo così lo stato di emergenza introdotto nel paese.

Il golpe militare

La leader del partito della Lega Nazionale per la Democrazia è stata arrestata il 1º febbraio scorso durante il colpo di stato della giunta militare che ha spodestato il governo eletto. L’accusa dei militari è che siano stati commesse delle «gravi violazioni» durante le ultime elezioni dello scorso 8 novembre, in cui Suu Kyi e il suo partito sono stati confermati alla guida del governo.

Attualmente i membri della Lega Nazionale per la Democrazia non sono a conoscenza di dove si trovi la loro leader, premio nobel per la pace nel 1991.

Le proteste

A partire da febbraio il paese è stato scosso da ondate di protesta che hanno coinvolto le città del paese. La risposta dei militari è stata violenta e ha portato a oltre 500 arresti. Per sedare le proteste sono stati usati anche proiettili veri e non soltanto quelli di gomma, che hanno portato all’uccisione di vari manifestanti, come denunciato da Amnesty International.

Soltanto nella giornata di domenica sono morti 18 birmani che partecipavano alle proteste. «Condanniamo fermamente l'escalation di violenza contro le proteste in Myanmar e chiediamo ai militari di interrompere immediatamente l'uso della forza contro manifestanti pacifici», ha detto in una nota Ravina Shamdasani, portavoce del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

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