L’oppositore politico di Vladimir Putin ha annunciato il suo ritorno in Russia. Dopo le cure in Germania a seguito dell’avvelenamento con l’agente Novichok, Aleksej Navalny è pronto per tornare nella sua madre patria.

L’annuncio arriva tramite Twitter: «La domanda 'tornare o no' non mi si è mai posta. Perché non me ne sono andato, sono finito in Germania, arrivando lì in un box di terapia intensiva. Domenica 17 gennaio tornerò a casa con un volo Pobeda».

Le autorità russe accusano Navalny di appropriazione indebita e riciclaggio per una condanna sospesa che ha ricevuto nel 2014, anche se la Corte europea dei diritti umani considera la sentenza illegale. A questa accusa se ne aggiunge un’altra formulata nelle scorse settimane da parte delle forze investigative russe che imputano a Navalny il reato di frode per la cattiva gestione di cinque milioni di dollari di donazioni private giunte alla sua Fondazione e ad altre organizzazioni. Fino ad oggi, l’oppositore ha respinto tutte le accuse. In un tweet, Navalny ha detto: «Putin non è riuscito ad assassinarmi e ora prova a mettermi in carcere».

I retroscena sull’avvelenamento

Navalny ha sempre accusato Vladimir Putin di essere il mandante del suo avvelenamento. In una ricostruzione del sito di informazione Bellingcat si leggono tutti i dettagli dell’operazione condotta dai servizi segreti dell’Fsb. Il presidente russo ha respinto tutte le accuse definendole ridicole e ha affermato che se fosse opera sua l’avvelenamento sarebbe stato portato a termine con successo. La sostanza usata è stata già impiegata in passato dalle forze speciali russe per uccidere altri soggetti sgraditi al regime. A dicembre l’attivista Lyubov Sobol era stata arrestata e trattenuta per più di sei ore dalle forze dell’ordine del Cremlino. Stava indagando su un’agente dei servizi segreti che in una telefonata anonima ha ammesso di aver avuto un ruolo nell’avvelenamento di Navalny, rivelando anche alcuni dettagli della missione.

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