Torna lo spirito dei Non allineati. Qui in occidente ne avevamo quasi perso memoria ma il movimento non è mai morto e oggi rinasce a nuova giovinezza proprio a causa della guerra in Ucraina. «Non vogliamo essere trascinati in una nuova competizione tra potenze mondiali!»: questo è il mantra dei numerosi paesi che compongono il movimento, come quello del G77, cioè il gruppo di paesi in seno alle Nazioni unite che si vuole terzaforzista e rappresentante del Global South planetario.

Il gruppo di stati non allineati è composto da 120 paesi, più 17 stati osservatori (comprese Russia e Cina, sempre attente a tale aggregazione). Nati dai seguiti della Conferenza di Bandung in Indonesia del 1955, i Non allineati videro la luce nel 1961 su impulso di alcuni leader di importanti paesi che cercavano una terza via dentro la morsa della Guerra fredda, allo scopo di proteggersi dall’influenza delle due superpotenze nucleari, Usa e Urss.

Tra i più noti c’erano l’indonesiano Sukarno, l’egiziano Gamal Abd el Nasser, lo jugoslavo Josip Broz Tito e l’indiano Jawaharlal Nehru. Nella dichiarazione della Avana del 1979, il Movimento dei non allineati definisce i suoi valori e principi: «Indipendenza nazionale, sovranità, integrità territoriale e sicurezza dei paesi non allineati nella loro lotta contro l’imperialismo, il colonialismo, il neocolonialismo, la segregazione, il razzismo e tutte le forme di aggressione straniera, occupazione, dominio, interferenza o egemonia da parte di grandi potenze o blocchi politici».

Per questa ragione il blocco occidentale ha sempre visto nei Non allineati una forma di sostegno ai suoi avversari, mentre l’Urss dal canto suo cercava di influenzare il gruppo anche se è stata ostacolata per decenni dalla Cina. Oggi i Non allineati ritrovano un loro ruolo nelle istanze multilaterali proprio perché non si vogliono schierare nella guerra in Ucraina.

Ciò che al cosiddetto occidente collettivo sembra un tradimento dei principi e delle regole internazionali, appare in tutt’altro modo ai Non allineati. L’idea prevalente in Asia, Africa e America latina è che le grandi potenze torcono i principi internazionali a loro uso e consumo con un continuo sistema dei due pesi e due misure. Non sono stati d’accordo con le guerre in medio oriente o in Afghanistan; hanno guardato con diffidenza i conflitti balcanici; non vogliono essere coinvolti in quello ucraino.

Allo stesso tempo non si deve credere che siano d’accordo con l’aggressione russa o con le minacce cinesi su Taiwan: l’idea dei Non allineati è che la pace internazionale debba essere mantenuta a tutti i costi (diverse le opinioni sulle guerre interne o civili) e che il pianeta non debba essere spinto dalle grandi potenze verso la «guerra mondiale a pezzi», come la chiama papa Francesco.

Parità globale

La globalizzazione economica ha in genere favorito i paesi membri del movimento, i quali non vedono il motivo per interromperla. Temi che contraddistinguono i Non allineati sono anche quelli legati alla giustizia economica globale e alla lotta contro le disuguaglianze tra stati: i Non allineati vorrebbero avere nei fori internazionali la stessa voce in capitolo che hanno l’Europa, gli Usa, il G7, il G20, la Russia o la Cina.

All’interno del movimento ci sono paesi dalle posizioni politiche e istituzionali assai diversificate: regimi autoritari, democrazie, governi di sinistra o di destra. Tuttavia li accomuna il desiderio che tutti gli stati siano trattati allo stesso modo su un piede di parità, e che il terreno multilaterale sia quello prescelto per trattare le grandi questioni globali.

La Cina ha sempre avuto un rapporto preferenziale con il movimento, anche se non vi ha potuto aderire (mentre fa parte del G77) anche perché i Non allineati non hanno mai ceduto alle sirene dell’universo comunista. Alcuni paesi europei come Malta o Cipro ne hanno fatto parte almeno fino alla loro adesione all’Unione europea.

Con la caduta del muro di Berlino e la fine dello scontro bipolare, sembrava finita l’utilità di un tale movimento che invece ha resistito e oggi ritrova nuova linfa nella scelta di non schierarsi tra Russia e occidente. Di tale approccio gli occidentali dovrebbero tener conto, considerando anche l’attuale politica cinese e russa: mettere i non allineati contro l’occidente accusato di volere una guerra senza fine e l’arresto del processo di interdipendenza economica mondiale, in favore di un ritrarsi dentro i confini del solo mercato euro-occidentale.

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