Per ora sono solo lunghe file di elettori davanti ai seggi, ma il segnale per il Cremlino è forte e chiaro: c’è un forte malcontento verso Vladimir Putin nelle zone urbane più dinamiche che cerca solo un catalizzatore politico interno o una crisi esterna per esplodere.

I sostenitori di Aleksej Navalny, morto in una prigione artica il mese scorso, avevano invitato i russi a partecipare a una protesta “mezzogiorno contro Putin” per mostrare il loro dissenso contro un leader che considerano un autocrate. La protesta ha avuto successo visti i controlli polizieschi e i limiti di azione.

L’agenzia Reuters ha diffuso le immagini delle lunghe file che si sono formate davanti a diversi seggi elettorali nel centro di Mosca. Altri media e social hanno mostrato situazioni simili a San Pietroburgo e in altre città. Ma, soprattutto, tantissimi si sono accalcati ai seggi elettorali allestiti in diverse ambasciate russe all’estero.

Julia Navalnaya, la vedova di Navalny, ha scelto la fila degli elettori fuori dall'ambasciata russa a Berlino per celebrare la protesta pacifica che il marito aveva rilanciato poco prima di morire. È stata accolta da applausi e abbracci. Almeno un migliaio di persone hanno fatto la fila per ore davanti all’ambasciata russa in Armenia. Circa 100 manifestanti anti Putin si sono radunati davanti al seggio elettorale allestito a Riga.

La ong Ovd-Info ha registrato almeno 74 arresti, ma la stessa organizzazione ha specificato che si tratta di persone fermate dagli agenti in diverse circostanze. Tra di loro, per esempio, l’attivista Anastasia Kuznetsova, bloccata mentre usciva di casa a San Pietroburgo; un giornalista della testata indipendente Fontanka, fermato mentre cercava di entrare in un seggio nella stessa città; un uomo che, a Ufa, ha cercato di depositare nell’urna una foto di Navalny e una donna a Kirov che aveva deposto quattro garofani davanti a un seggio per quella che ha definito «la morte della libertà».

Putin rappresenta sicuramente una garanzia di stabilità, ma il paese ha mostrato comunque qualche timido segnale di cambiamento. Un malessere sotterraneo che sta covando nelle ceneri delle aeree più sofisticate e ricche della Russia.

Vittoria scontata

Dopotutto nessuno aveva dubbi su quale sarebbe stato il risultato. Putin, come da copione, ha ottenuto una vittoria schiacciante. Secondo gli exit poll avrebbe ottenuto più dell’87 per cento e continuerà a governare indisturbato. Al potere dal 1999, ha conquistato un nuovo mandato di sei anni che, sulla carta, gli consentirà di superare Iosif Stalin.

Ma durante i tre giorni di elezioni, l’Ucraina ha attaccato le raffinerie di petrolio, ha bombardato le regioni russe e ha cercato di sfondare i confini con forze per procura. Anche se la rielezione di Putin non è mai stata in dubbio, l’ex agente del Kgb ha voluto dimostrare di avere il sostegno del suo popolo.

Come ha detto venerdì sera il principale propagandista televisivo, Vladimir Solovyov, «queste non sono elezioni, ma un semplice giuramento di fedeltà al comandante in capo».

La Commissione elettorale centrale ha fatto sapere che l’affluenza ha superato quella del 2018 arrivando oltre il 73 per cento (sei anni fa era al 67,54 per cento), ma non ci sono verifiche indipendenti. Più di 8 milioni sarebbero le persone che hanno votato online.

Secondo l’opposizione non è stato effettuato alcun conteggio indipendente di quanti dei 114 milioni elettori russi si sono presentati a mezzogiorno per mostrare opposizione a Putin, in un contesto di misure di sicurezza estremamente strette, ma resta il segnale politico.

Novaya Gazeta Europe e da altri media hanno diffuso video di dozzine di persone che si sono recate sulla tomba di Navalny per «esprimere» simbolicamente il proprio voto. Alcuni di loro, ha riferito Reuters, portavano cartelli con scritte tipo «noi scegliamo te».

Leonid Volkov, un collaboratore di Navalny in esilio che la scorsa settimana, a Vilnius, è stato attaccato a colpi di martello, stima che centinaia di migliaia di persone si siano recate ai seggi elettorali a mezzogiorno a Mosca, San Pietroburgo, Ekaterinburg e in altre città.

Venerdì e sabato si erano già verificati degli episodi isolati di protesta con il lancio di molotov contro i seggi elettorali o il tentativo di versare della pittura nelle urne per invalidare le schede.

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