Dall’inizio del 2023 sono morte del Mediterraneo 375 persone. Il naufragio di Cutro, avvenuto a soli duecento metri dalle coste italiane, ne ha visto morire più di ottanta, e ancora pochi giorni fa, trenta persone sono morte a ridosso delle coste libiche.

Sono tragedie che si sarebbero potute evitare se le autorità competenti avessero garantito un pronto soccorso in mare.

Il rimbalzo di responsabilità tra la guardia costiera italiana, quella libica e Frontex lascia un vuoto che si trasforma in condanna quando si è a bordo di una barca in condizioni fatiscenti.

Questa non è la prima volta che la politica si ritrova a dover gestire l’emergenza delle morti in mare di chi cerca di raggiungere l’Europa attraverso il Mediterraneo.  E non è la prima volta che il governo promuove politiche che non aggravano il fenomeno invece di alleviarlo.

Il governo Meloni, come altri recenti, punta il dito verso i trafficanti e gli scafisti e pensa bene di «andare a cercarli lungo tutto il globo terraqueo».  Ritorna anche l’idea che le navi delle Ong in mare favoriscano la partenza di migranti, è l’effetto pull factor.

Commentando la relazione 2022 dei Servizi Segreti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano si spinge a dichiarare il pull factor (cioè l’incentivo alle partenze) «un fatto oggettivo». Ma è davvero così? E bloccare il soccorso in mare serve a fermare le partenze e le morti dei migranti?

Cosa spinge a partire 

A guardare bene, si capiscono due cose: è molto difficile affermare una relazione causa-effetto tra la presenza di Sar (search and rescue, ndr) e la partenza dei migranti; e che la Sar ci sia oppure no, importa poco per spingere i migranti a partire.

Infatti, abbiamo condotto uno studio sulla rotta del Mediterraneo che parte dalla Libia e arriva in Sicilia - la più mortale per i migranti che arrivano in Europa per vie irregolari.

Abbiamo considerato, nel periodo dal 2014 al 2019, gli arrivi via mare registrati in Italia, le stime dei morti, dispersi e degli intercettati dalla Guardia costiera libica; le condizioni atmosferiche al momento della partenza; lo stato di instabilità politica e le condizioni economiche della Libia.

Infine, abbiamo tenuto conto degli accordi tra Italia e Libia, dei decreti sicurezza durante il governo Conte I e Conte II, e delle missioni in mare che si sono susseguite in quel tratto del Mediterraneo a partire da Mare Nostrum.

A questo punto otteniamo un modello che ci indica che la presenza in mare di Ong o altri attori che effettuano attività di soccorso, non influisce in alcun modo sul numero dei migranti che decide di partire.

Bensì, quest’analisi indica che ciò che influisce di più sul numero delle partenze è l’altezza delle onde: per essere precisi, un metro di onda in più corrisponde al 75 per cento in meno di partenze.

Infatti, semplicemente osservando le partenze e il livello delle onde, si registra un numero più alto di partenze nei mesi caldi quando il mare è più calmo e un numero più basso quando il mare è mosso.

Tuttavia, la presenza in mare di Ong e altri attori che svolgono attività di Sar è fondamentale per prevenire le morti di chi si imbarca dall’altra parte del Mediterraneo.

Infatti, per stimare il rischio di morte durante la traversata via mare possiamo misurare il numero delle morti registrate ogni 1.000 partenze.

L’intuizione è che in periodi di Sar intensa il rischio sia basso mentre in periodi di Sar scarsa o assente il rischio sia alto.

Dati alla mano, nei periodi in cui gli attori che fanno soccorso in mare sono presenti in numeri minori o sono assenti, il rischio di morte per i migranti aumenta notevolmente.

I vari decreti sicurezza che criminalizzano le attività di soccorso in mare e le accuse di agire come pull factor verso gli operatori di Ong sono frutto di ignoranza sul tema o malafede.

E chi impedisce il soccorso in mare, oltre a infrangere norme di diritto internazionale, si macchia (consapevolmente) le mani della morte di persone innocenti.

Il famoso pull factor delle Ong che agiscono come magneti per la migrazione è, in definitiva, un’invenzione. D’altro canto, l’Europa rappresenta una prospettiva di vita libera da persecuzioni, violenze e povertà estrema. Semmai è l’Europa a rappresentare un pull factor per le persone che decidono di imbarcarsi, certo non le Ong.

Il 3 ottobre 2013 un naufragio portò via la vita di 368 persone al largo di Lampedusa e all’epoca si disse “mai più”. Sono passati dieci anni ma la retorica e la mancanza di visione sul tema della migrazione rimangono identiche. 

Fino ad oggi, le varie politiche di restrizione attuate nei confronti degli attori che operano attività di Sar non sono mai state fondate su dati e studi che ne evidenziassero l’efficacia.


Le opinioni espresse sono quelle delle autrici e non riflettono necessariamente le opinioni o le posizioni di Bruegel

© Riproduzione riservata