Un portavoce del governo iraniano ha annunciato che il paese ha iniziato l’arricchimento al venti per cento dell’uranio nel sito di Fordo. Si tratta della più significativa violazione del trattato sul nucleare firmato da Iran e Stati Uniti e Unione europea nel 2015 e da cui il presidente americano, Donald Trump, si è ritirato nel 2018. L’uranio arricchito può essere usato per la costruzione di bombe atomiche. L’agenzia nucleare iraniana non ha per ora rilasciato dichiarazioni sul tema. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, da sempre oppositore dell’espansione nucleare di Teheran ha detto che il suo paese «non permetterà» l’arricchimento dell’uranio.

Hanno vinto i falchi

La decisione di arricchire l’uranio era già stata anticipata dalle autorità iraniane e aveva visto uno scontro intestino al regime di Teheran: il parlamento controllato dai conservatori aveva approvato l’arricchimento dell’uranio come risposta alla morte di Mohsen Fakhrizadeh, lo scienziato considerato l’architetto del piano nucleare iraniano e ucciso nel novembre scorso in un attacco che, secondo l’Iran, sarebbe stato attuato dalle forze speciali israeliane da sempre ostili al progetto nucleare di Teheran. La decisione di arricchire l’uranio era stata contestata dal presidente iraniano, Hassan Rouhani, che sperava invece di ripristinare l’accordo del 2015 collaborando con il nuovo presidente americano, Joe Biden. Il democratico aveva però fatto sapere di volere rinegoziare l’accordo creando ulteriori incomprensioni tra i due stati i cui rapporti sono stati molto deteriorati dalle scelte politiche dell’attuale presidente americano, Donald Trump.

Cosa ha fatto Trump?

Oltre all’uscita dall’accordo sul nucleare, Trump ha aumentato le tensioni con l’Iran ordinando l’uccisione di Soleimani, il capo delle forze speciali iraniani rimasto vittima di un attacco perpetrato il 3 gennaio 2020 dalle forze americane nella capitale irachena, Baghdad. L'azione di Trump ha sollevato dure reazioni da parte dell’Iran che nel commemorare l’uccisione di Qasem Soleimani ha avvertito il presidente repubblicano di aspettarsi una «punizione» per quanto successo al generale. Anche l’Iraq ha criticato la decisione di Trump e ha chiesto recentemente alle forze americane di abbandonare il territorio nazionale. 

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